Allora dovete assolutamente provare i bollitos, i biscotti e le altre delizie preparate, secondo antiche ricette, dalle suore clarisse del Convento di Santa Ines, in Calle Maria Coronel.
Si dice che la ricetta dei bollitos sia ancora quella originale, ideata, nel XIV secolo, dalla fondatrice del convento, Suor Maria Coronel: olio, farina, zucchero, lievito e semi di sesamo. Il risultato sono dei piccoli panini dolci, morbidissimi e per niente stucchevoli.
E che dire dei biscotti, che le suore confezionano uno ad uno e vendono in una bella scatola bianca e blu? La pasta frolla è eccezionale, friabile. I miei preferiti sono quelli alle mandorle e alla farina di carrube, ma sono molto buoni anche quelli all'anice o quelli al limone.
Biscotti di Santa Ines |
Sono in vendita anche altre delizie, che proverò sicuramente nel mio prossimo viaggio a Siviglia.
I dolcetti sono in vendita tutti i giorni (domenica e festivi esclusi) dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 18.30. Questo è l'orario che ho visto esposto a gennaio 2015, l'ultima volta che sono stata a Siviglia. Non so se in estate l'orario cambia. Comunque per qualsiasi informazione, il numero di telefono del convento è 0034.954.224.145
Comprare questi dolcetti, non è solo un'esperienza gastronomica degna di nota, ma è soprattutto un modo per fare un salto nel passato, nel lontano XIV secolo, quando il convento è stato fondato.
Infatti in questo luogo il tempo sembra essersi fermato: si percepisce un senso di profonda pace e serenità, lontano anni luce dalla frenesia della vita quotidiana.
Varcato il portone di ingresso, si entra in un cortile, in cui sulla destra si trova la chiesa del convento
(di cui parlerò più avanti), mentre di fronte a noi c'è una ruota girevole con a lato l'elenco dei dolcetti e il loro prezzo.
Una volta scelti i dolcetti che si intendono acquistare, si suona il campanello e, dopo qualche minuto, una vocina flebile e molto dolce ci saluterà con "Ave Maria Gratia Plena". Bisogna rispondere "Sin pecado concepida" (io e mia sorella non lo sapevamo, l'abbiamo sentito da un gruppo che ha comprato i dolcetti prima di noi).
Essendo un convento di clausura, le monache non possono farsi vedere. Per questo, dopo i saluti, la stessa suora ci chiederà, sempre nascosta dietro la ruota girevole, cosa vogliamo acquistare. I dolcetti scelti ci verranno passati attraverso la ruota. Per il pagamento si mettono i soldi nella ruota e si aspetta l'eventuale resto.
La storia della fondatrice del convento, il cui corpo, incorrotto, è custodito nella chiesa, è la storia di una donna coraggiosa, vittima della persecuzione di un uomo crudele e spietato.
Maria Coronel, figlia di un potente nobile spagnolo, Don Alfonso Fernandez Coronel, era cresciuta a Siviglia, nella seconda metà del XIV secolo.
Quando il marito, Juan Alfonso, discendente della casa reale di Leon, fu incarcerato per aver partecipato ad una cospirazione per detronizzare il re Pedro I il Crudele, Maria si mise in viaggio per Tarragona, per chiedere la grazia al sovrano. Quest'ultimo, uomo senza scrupoli e senza morale, affascinato dalla bellezza di Maria, decise che doveva farla sua. Per questo le fece credere che avrebbe fatto liberare il marito, ma, in realtà, diede l'ordine che fosse immediatamente giustiziato.
Quando Maria rientrò a Siviglia, non solo scoprì di essere diventata vedova, ma iniziò ad essere oggetto di continue persecuzioni da parte del sovrano, tanto da essere costretta a rifugiarsi nel convento di Santa Clara.
Le monache, venute a conoscenza dell'immorale condotta del re, decisero di aiutare Maria.
Quando Pedro, scoperto il rifugio della sua amata, fece irruzione nel convento, Maria fu nascosta nel chiostro, in una fossa poi ricoperta di terra e di tavole di legno. Una leggenda narra che immediatamente, su questo nascondiglio, crebbero fiori e piante, cosicchè il re non fu in grado di trovare Maria, pur avendola cercata in lungo e in largo per tutto il convento.
Alcuni giorni dopo, però, Pedro I fece irruzione improvvisamente nel convento. Maria cercò rifugio nella cucina, e, vedendosi ormai scoperta, si gettò sul viso dell'olio bollente, rimanendo completamente sfigurata.
Quando Pedro I entrò in cucina e vide il volto sfigurato di Maria, fuggì in preda al terrore. Per far tacere i suoi rimorsi di coscienza, incaricò la badessa del convento di prendersi cura della poveretta, offrendo tutte le sue ricchezze.
Maria, però, fece al re soltanto una richiesta: che le rendesse tutti i beni confiscati al marito in seguito al suo arresto.
Con i soldi ricavati dalla vendita di questi beni, Maria fondò, nel 1376 il convento di Santa Ines, nella stessa casa che era stata dei suoi genitori. Qui ricoprì la carica di badessa fino alla sua morte, avvenuta il 2 dicembre 1411.
Il suo corpo fu custodito nel convento fino al 1679, in un sepolcro insieme al marito e alla figlia. In quell'anno, in occasione di lavori di ristrutturazione, si decise di spostare altrove la sua tomba, scoprendo così che, mentre il corpo di Maria era rimasto intatto, quelli del marito e della figlia erano ridotti in cenere.
Nel 1934 fu ufficialmente riconosciuta la sua incorruttibilità e da allora Maria è oggetto di profonda venerazione a Siviglia. Ogni 2 dicembre, anniversario della sua morte, il suo corpo viene esposto alla devozione dei fedeli, in una teca di vetro.
Essendo il convento ancora abitato dalle monache di clausura (le stesse che sfornano quotidianamente gli ottimi dolcetti di cui vi ho parlato), non è possibile visitarlo. E' un vero peccato perchè al suo interno, in particolare nel refettorio, sono conservati affreschi, segnalati come importanti testimonianze del rinascimento sivigliano. Fra questi un "Ultima Cena" nella parete est del refettorio, di autore ignoto e recentemente restaurata.
Nel cortile che si incontra una volta varcato il portone di ingresso (e nel quale si trova la ruota girevole per acquistare i dolcetti), c'è un azulejos del 1970 che ricorda e rende omaggio al poeta Adolfo Becquer e alla sua leggenda di "Maese Perez l'organista".
Questa è la storia di Maese Perez, un maestro d'organo del XVIII secolo che visse e lavorò nel convento di Santa Ines.
L'uomo aveva una figlia, che, una volta adulta, espresse il desiderio di farsi suora proprio nel convento dove suonava il padre. In onore della fondatrice del convento, si fece chiamare Suor Maria.
Quando l'amata figlia divenne badessa, il padre, ormai molto vecchio, promise che, in occasione della prima festa solenne, avrebbe suonato una musica così bella, come mai se n'era udita a Siviglia.
Una volta che in città si sparse la notizia di questa promessa, gli appassionati inziarono ad attendere impazienti il giorno in cui l'organista avrebbe suonato una tal melodia.
Poichè si era ad inizio dicembre, la prima messa solenne sarebbe stata quella della vigilia di Natale.
Il maestro si mise alacremente al lavoro, dedicando quasi tutte le ore del giorno alle prove, ma, nonostante l'impegno, non riusciva a comporre e a suonare la musica che avrebbe voluto. Per questo divenne sempre più taciturno e finì con l'ammalarsi.
A mezzanotte della vigilia di Natale, la chiesa era gremita e, quando le campane annunciarono, al terzo rintocco, l'inizio della messa, Maese Perez entrò vacillante, con gli occhi lucidi di febbre, spettinato e con la barba lunga. Salì faticosamente le scale e, lasciatosi cadere sul sedile di fronte all'organo, iniziò a suonare. Mai a Siviglia si erano uditi accordi più dolci ed ispirati, in grado di far rivivere ai fedeli la magia e il miracolo di quella santa notte a Betlemme.
Al momento della Presentazione dell'Ostia si udì un rumore brutale: il maestro Perez era caduto e giaceva accasciato e senza vita.
Il suo posto, come organista del convento, fu preso da un ubriacone, chiamato "El Bisojo" che divenne subito oggetto di scherno da parte dei burloni della città, tanto più quando si seppe che l'uomo si era impegnato a suonare, per la messa della vigilia di Natale, una musica all'altezza di quella suonata l'anno precedente da Maese Perez.
Quando finalmente arrivò la vigilia di Natale e iniziò la messa, tutti gli occhi erano puntati su El Bisojo. Quest'ultimo cominciò a suonare, ma l'organo non produceva alcun suono, nonostante l'uomo si affannasse a schiacciare i tasti e a modificare i registri. L'organista continuò ad insistere per un pò di tempo e alla fine dovette desistere.
La messa, intanto, proseguiva e quando si giunse al momento della consacrazione dell'Ostia, mentre Bisojo era inginocchiato accanto alla ringhiera, l'organo cominciò a suonare da solo, partendo con lo stesso accordo grandioso che era stato interrotto un anno prima dalla morte di Maese Perez. Dopo questo seguirono nuovi accordi, così eterei, dolci e celestiali che sembravano provenire da una mano divina. Quando la messa terminò, l'organo emise un'ultima nota e la musica cessò con una specie di sospiro.
A questo punto i fedeli, che non avevavo staccato gli occhi dallo strumento, poterono vedere l'ombra di un uomo anziano, spettinato e con la barba lunga, sparire misteriosamente. Era Maese Perez, l'organista, che era voluto tornare dall'aldilà per mantenere la promessa fatta a sua figlia.
Se si vuole vedere l'interno della chiesa, il cui portale di ingresso si trova sul lato destro del cortile, bisogna partecipare alla messa che si tiene quotidianamente dalle ore 19 alle ore 19.30. Il resto del giorno la chiesa rimane chiusa.
La chiesa è a pianta longitudinale a 3 navate e le opere presenti risalgono al XVIII e al XIX secolo.
Io purtroppo non sono riuscita a visitarla, ma elencherò di seguito alcuni particolari interessanti e curiosi.
Nella navata destra, al di sotto del coro, si trova una teca di cristallo con il corpo incorrotto di Maria Coronel (esposto ai fedeli ogni 2 dicembre) e anche l'organo barocco del XVIII secolo, descritto da Adolfo Becquer nella sua leggenda di "Maese Perez l'organista".
Sempre nella navata destra, in prossimità dell'altare della Madonna del Rosario, si trova una nicchia, decorata ad azulejos, che contiene un'arca protetta da una recinzione. Un'antica iscrizione ricorda che all'interno dell'arca si trova una scatola in ebano e argento con la testa di una delle vergini martirizzate a Colonia insieme a Sant'Orsola.
Secondo la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, Orsola, per volere del padre, re di Bretagna, doveva sposare un principe pagano. La fanciulla, che si era convertita al cristianesimo, convinse il suo futuro sposo a lasciarle compiere, insieme a dieci giovani ancelle, un pellegrinaggio a Roma.
Qui il Papa la benedisse e la consacrò a Dio, con un voto di verginità perpetua.
Durante il viaggio di ritorno, sulle alture di Colonia, Orsola e le sue ancelle furono catturate da Attila.
Essendosi rifiutate di cedere alle lusinghe amorose del re degli Unni, Orsola e le sue ancelle furono martirizzate e uccise.
La confusione sul numero delle vergini (da 11 a 11000), si deve alla comparsa, nel X secolo, di un manoscritto in cui si fa riferimento alla storia di Sant'Orsola e in cui è scritto "XI M VIRGINUM". Invece di leggerla UNDECIM MARTYRES VIRGINUM (undici vergini martiri), si interpretò la dicitura come UNDECIM MILLIA VIRGINUM (undicimila vergini).
Vi è una tradizione secondo la quale, che recita 11000 Padre Nostro di fronte all'urna, riceve in cambio la data della sua morte.
Nella navata sinistra, da un punto di vista artistico meno pregevole di quella destra, va ricordato l'altare dedicato a Sant'Espedito, protettore delle cause urgenti.
Martire cristiano del IV secolo, Espedito era un fante della legione detta "Fulminante", sotto l'imperatore Diocleziano. Il suo nome deriva forse dal fatto che i fanti leggeri erano detti, nel
linguaggio militare, "expediti".
Nel momento della conversione gli apparve il Demonio sotto forma di corvo, per indurlo a rimandare la conversione, ma il santo fu risoluto e non desistette.
E' considerato il patrono delle cause urgenti, forse a causa proprio del suo nome e della sua agiografia. Infatti Expeditus (veloce, ma anche libero da impacci) è il santo che esaudisce subito le richieste dei devoti, senza attendere domani (in latino cras, che ricorda il verso del corvo).
Solitamente è rappresentato mentre schiaccia un corvo con scritto "cras-domani" e tiene una croce (in origine una clessidra) con scritto "hodie-oggi".
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