l'Ile d'Ouessant è una delle isole bretoni che più mi è rimasta nel cuore e che mi ha affascinato.
Sarà per il senso di isolamento che emana, per la sua natura selvaggia e ancora incontaminata, per la sua storia fatta di donne coraggiose e di marinai intrepidi, per la bruma che spesso la rende invisibile alle navi e agli uomini, ma non è certo un luogo che si riesce a dimenticare facilmente.
L'ho visitata una sola volta e per un solo giorno, nell'agosto del 2009. Sognavo di visitarla già da qualche anno, da quando nel 2007 avevo iniziato a pianificare il mio primo viaggio in Bretagna. Leggendo la sua presentazione sulla guida e guardando le immagini pubblicate su internet, avevo subito capito che si trattava di un luogo magico, di un luogo in cui natura e paesaggio si fondevano in maniera perfetta.
Quel 10 agosto del 2009 era una giornata in cui la bruma, il vento e la pioggia la facevano da padroni. Partiti da Le Conquet, un pittoresco villaggio a ovest di Brest, con un traghetto della Penn ar Bed (http://www.pennarbed.fr), attraccammo sull'isola, a Port du Stiff, dopo circa 1 ora e 30 minuti di navigazione. Avremmo voluto percorrere a piedi un tratto del sentiero costiero, ma, date le avverse condizioni meteo, optammo per una visita guidata dell'isola in minibus. Pertanto raggiungemmo il borgo di Lampaul con la navetta che fa la spola tra l'imbarco dei traghetti e il villaggio più grande dell'isola e qui prenotammo la visita guidata, che prevedeva il tour dell'isola e dei suoi affascinanti fari.
Tra una tappa e l'altra del tour, la giovane guida, in francese, ci descrisse la vita sull'isola oggi, ma anche la storia affascinante di questo lembo di terra, lungo appena 7 km, che emerge dal mare come una chela di granchio.
Conosciuta come Enez-Euza (in bretone), ultimo lembo di terra tra l'Europa e il continente americano, il suo nome deriva dal celtico "Ouxisama", ovvero "la più alta", a causa delle sue imponenti scogliere. Viene anche definita l'isola delle donne (l'ile aux femmes), perchè qui le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita sociale ed economica dell'isola. Mentre gli uomini, spinti dalle difficili condizioni di vita, prendevano il mare per cercare fortuna altrove (prima nella Marina Reale e poi nella Marina Mercantile), le donne rimanevano sull'isola e si facevano carico dell'educazione dei figli e del loro sostentamento attraverso l'agricoltura e la pastorizia. Erano le donne a dare il loro cognome ai figli, ad aspettare, spesso invano, che il mare riportasse a casa gli uomini della loro famiglia.
Oggi l'allevamento ovino e l'agricoltura non sono più fonte di sostentamento primario e sull'isola è raro trovare esemplari del tipico montone dalla testa nera. Da settembre a febbraio chi visita Ouessant ha però la possibilità di incontrare montoni che pascolano liberamente brucando l'erba bassa e salata, alcuni marchiati ancora con l'antica tecnica di intaglio alle orecchie.
Nell'ecomuseo di Ouessant è anche possibile visitare la ricostruzione di una tipica "maison ouessantine" della fine dell'Ottocento, il regno di queste mogli e madri coraggiose. Qui i mobili, dai colori vivaci, sono costruiti con il legno dei relitti delle navi che facevano naufragio lungo le coste dell'isola. Troviamo anche il camino dove si cucinava il tipico "ragout à la motte", uno stufato di agnello cotto sottoterra in una grande marmitta di ghisa, al fuoco lento della torba, per cinque-sei ore. Ancora oggi nei ristoranti dell'isola è possibile gustare questa specialità, ma, visti i lunghi tempi di cottura, è necessario prenotarla con 24 ore di anticipo.
Ouessant è soprattutto isola di naufragi. La causa sono le rocce aguzze delle sue coste, che l'alta marea e le spesse brume nascondono ai naviganti, le correnti, fra le più forti d'Europa e le tempeste che flagellano l'isola soprattutto in primavera e in autunno. Gli abitanti di Ouessant si sono distinti, nel corso dei secoli, sia per la loro intraprendenza nel salvare gli equipaggi o nel recuperare i corpi senza vita dei naufraghi per dar loro degna sepoltura, ma anche per la loro consuetudine di appropriarsi del carico delle navi che finivano alla deriva lungo le loro coste (la cosiddetta pratica del "bris). Famoso è, nel 1918, l'episodio che vede coinvolto un veliero scandinavo proveniente dalle Antille e diretto a Bordeaux. Questa imbarcazione, attaccata da un sottomarino tedesco in prossimità del canale della Gironda, venne abbandonata alla deriva dal suo equipaggio e si arenò sull'Ile d'Ouessant con a bordo un carico di botti di rhum. Gli abitanti dell'isola fecero incetta del prezioso distillato, con la conseguenza che tre persone morirono per abuso di alcool. Ultimo terribile naufragio in ordine di tempo è stato quello della petroliera Amoco Cadiz nel 1978, che, provocando lo sversamento di idrocarburi nell'oceano, contribuì all'inquinamento di oltre 400 chilometri di coste bretoni.
Proprio per questa sua propensione ai naufragi, Ouessant è anche un'isola fra le più sorvegliate al mondo, con una alta densità di fari. Se ne contano cinque, di cui tre in mare e due sulla terraferma. Dei tre fari in mare va ricordato quello di Kereon, dal 2004 automatizzato, che si trova a 3 Km dalla terraferma, in un braccio di mare profondo 60 metri e caratterizzato dalle correnti più violente del mondo, il cui senso si inverte ogni 3 ore e la cui velocità raggiunge gli 8-10 nodi. Pensiamo come deve essere stata dura la vita del guardiano di questo faro prima della sua automatizzazione, così isolato e in balia delle forze della natura! Dei fari sulla terraferma il più antico è il faro di Stiff, da poco restaurato, che deve la sua progettazione e costruzione a Vauban nel 1695, sul punto più alto dell'isola. Il secondo faro sulla terraferma è quello di Creac'h, a righe bianche e nere, il secondo faro più potente d'Europa, con un raggio di circa 100 Km. Questo è il primo faro che i marinai vedono dopo aver attraversato l'Atlantico alla volta dell'Europa e, grazie alla sua luce, gli uccelli migratori sono richiamati in questo remoto angolo di mondo.
Durante il mio breve tour dell'isola, mi ha accompagnato il fascino di questo luogo selvaggio e senza tempo, in cui è la natura a prevalere, con la sua forza e la sua incomparabile bellezza. La pioggia e la nebbia non hanno fatto altro che accentuare la sensazione di trovarsi in un luogo magico, dove l'eco di leggende legate alle sue origini celtiche, fa capolino fra le aguzze scogliere scavate dalle onde e dal vento.
Spero di poterci ritornare e questa volta il mio sogno sarebbe, zaino in spalle, di percorrere a piedi il sentiero costiero assaporando ogni singolo profumo, ogni singolo scorcio che quest'isola sa regalare a chi ha l'ardire di raggiungerla.
Per chi volesse visitare l'isola ecco alcuni utili link:
Sarà per il senso di isolamento che emana, per la sua natura selvaggia e ancora incontaminata, per la sua storia fatta di donne coraggiose e di marinai intrepidi, per la bruma che spesso la rende invisibile alle navi e agli uomini, ma non è certo un luogo che si riesce a dimenticare facilmente.
L'ho visitata una sola volta e per un solo giorno, nell'agosto del 2009. Sognavo di visitarla già da qualche anno, da quando nel 2007 avevo iniziato a pianificare il mio primo viaggio in Bretagna. Leggendo la sua presentazione sulla guida e guardando le immagini pubblicate su internet, avevo subito capito che si trattava di un luogo magico, di un luogo in cui natura e paesaggio si fondevano in maniera perfetta.
Quel 10 agosto del 2009 era una giornata in cui la bruma, il vento e la pioggia la facevano da padroni. Partiti da Le Conquet, un pittoresco villaggio a ovest di Brest, con un traghetto della Penn ar Bed (http://www.pennarbed.fr), attraccammo sull'isola, a Port du Stiff, dopo circa 1 ora e 30 minuti di navigazione. Avremmo voluto percorrere a piedi un tratto del sentiero costiero, ma, date le avverse condizioni meteo, optammo per una visita guidata dell'isola in minibus. Pertanto raggiungemmo il borgo di Lampaul con la navetta che fa la spola tra l'imbarco dei traghetti e il villaggio più grande dell'isola e qui prenotammo la visita guidata, che prevedeva il tour dell'isola e dei suoi affascinanti fari.
Tra una tappa e l'altra del tour, la giovane guida, in francese, ci descrisse la vita sull'isola oggi, ma anche la storia affascinante di questo lembo di terra, lungo appena 7 km, che emerge dal mare come una chela di granchio.
Conosciuta come Enez-Euza (in bretone), ultimo lembo di terra tra l'Europa e il continente americano, il suo nome deriva dal celtico "Ouxisama", ovvero "la più alta", a causa delle sue imponenti scogliere. Viene anche definita l'isola delle donne (l'ile aux femmes), perchè qui le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita sociale ed economica dell'isola. Mentre gli uomini, spinti dalle difficili condizioni di vita, prendevano il mare per cercare fortuna altrove (prima nella Marina Reale e poi nella Marina Mercantile), le donne rimanevano sull'isola e si facevano carico dell'educazione dei figli e del loro sostentamento attraverso l'agricoltura e la pastorizia. Erano le donne a dare il loro cognome ai figli, ad aspettare, spesso invano, che il mare riportasse a casa gli uomini della loro famiglia.
Oggi l'allevamento ovino e l'agricoltura non sono più fonte di sostentamento primario e sull'isola è raro trovare esemplari del tipico montone dalla testa nera. Da settembre a febbraio chi visita Ouessant ha però la possibilità di incontrare montoni che pascolano liberamente brucando l'erba bassa e salata, alcuni marchiati ancora con l'antica tecnica di intaglio alle orecchie.
Nell'ecomuseo di Ouessant è anche possibile visitare la ricostruzione di una tipica "maison ouessantine" della fine dell'Ottocento, il regno di queste mogli e madri coraggiose. Qui i mobili, dai colori vivaci, sono costruiti con il legno dei relitti delle navi che facevano naufragio lungo le coste dell'isola. Troviamo anche il camino dove si cucinava il tipico "ragout à la motte", uno stufato di agnello cotto sottoterra in una grande marmitta di ghisa, al fuoco lento della torba, per cinque-sei ore. Ancora oggi nei ristoranti dell'isola è possibile gustare questa specialità, ma, visti i lunghi tempi di cottura, è necessario prenotarla con 24 ore di anticipo.
Ouessant è soprattutto isola di naufragi. La causa sono le rocce aguzze delle sue coste, che l'alta marea e le spesse brume nascondono ai naviganti, le correnti, fra le più forti d'Europa e le tempeste che flagellano l'isola soprattutto in primavera e in autunno. Gli abitanti di Ouessant si sono distinti, nel corso dei secoli, sia per la loro intraprendenza nel salvare gli equipaggi o nel recuperare i corpi senza vita dei naufraghi per dar loro degna sepoltura, ma anche per la loro consuetudine di appropriarsi del carico delle navi che finivano alla deriva lungo le loro coste (la cosiddetta pratica del "bris). Famoso è, nel 1918, l'episodio che vede coinvolto un veliero scandinavo proveniente dalle Antille e diretto a Bordeaux. Questa imbarcazione, attaccata da un sottomarino tedesco in prossimità del canale della Gironda, venne abbandonata alla deriva dal suo equipaggio e si arenò sull'Ile d'Ouessant con a bordo un carico di botti di rhum. Gli abitanti dell'isola fecero incetta del prezioso distillato, con la conseguenza che tre persone morirono per abuso di alcool. Ultimo terribile naufragio in ordine di tempo è stato quello della petroliera Amoco Cadiz nel 1978, che, provocando lo sversamento di idrocarburi nell'oceano, contribuì all'inquinamento di oltre 400 chilometri di coste bretoni.
Proprio per questa sua propensione ai naufragi, Ouessant è anche un'isola fra le più sorvegliate al mondo, con una alta densità di fari. Se ne contano cinque, di cui tre in mare e due sulla terraferma. Dei tre fari in mare va ricordato quello di Kereon, dal 2004 automatizzato, che si trova a 3 Km dalla terraferma, in un braccio di mare profondo 60 metri e caratterizzato dalle correnti più violente del mondo, il cui senso si inverte ogni 3 ore e la cui velocità raggiunge gli 8-10 nodi. Pensiamo come deve essere stata dura la vita del guardiano di questo faro prima della sua automatizzazione, così isolato e in balia delle forze della natura! Dei fari sulla terraferma il più antico è il faro di Stiff, da poco restaurato, che deve la sua progettazione e costruzione a Vauban nel 1695, sul punto più alto dell'isola. Il secondo faro sulla terraferma è quello di Creac'h, a righe bianche e nere, il secondo faro più potente d'Europa, con un raggio di circa 100 Km. Questo è il primo faro che i marinai vedono dopo aver attraversato l'Atlantico alla volta dell'Europa e, grazie alla sua luce, gli uccelli migratori sono richiamati in questo remoto angolo di mondo.
Mare in burrasca con in lontananza il Phare du Creac'h |
Durante il mio breve tour dell'isola, mi ha accompagnato il fascino di questo luogo selvaggio e senza tempo, in cui è la natura a prevalere, con la sua forza e la sua incomparabile bellezza. La pioggia e la nebbia non hanno fatto altro che accentuare la sensazione di trovarsi in un luogo magico, dove l'eco di leggende legate alle sue origini celtiche, fa capolino fra le aguzze scogliere scavate dalle onde e dal vento.
Scogliere a l'Ile d'Ouessant |
Spero di poterci ritornare e questa volta il mio sogno sarebbe, zaino in spalle, di percorrere a piedi il sentiero costiero assaporando ogni singolo profumo, ogni singolo scorcio che quest'isola sa regalare a chi ha l'ardire di raggiungerla.
Per chi volesse visitare l'isola ecco alcuni utili link:
- http://www.pennarbed.fr (francese e inglese) il sito della compagnia di navigazione che fa la spola tra la terraferma e l'Ile d'Ouessant. I porti di partenza sul continente sono Le Conquet (il più vicino all'isola) , Brest e in estate Camaret. Sul sito è possibile prenotare la traversata o avere informazioni su orari e tariffe
- L'isola è anche dotata di un aeroporto e, in soli 15 minuti è possibile raggiungere Ouessant dall'aeroporto internazionale di Brest con la compagnia Finist'Air (http://www.finistair.fr in francese). Per tariffe e orari consultare http://www.finistair.fr/tarifs-et-horaires-de-la-ligne-brest-ouessant-ouessant-brest in francese.
- http://www.ot-ouessant.fr (francese) il sito dell'ufficio del turismo di Ouessant con informazioni utili su dove alloggiare, sui ristoranti, sulle escursioni. Si può visitare l'isola con un comodo tour in minibus della durata di un paio d'ore, oppure in bicicletta (ci sono punti per il noleggio delle bici direttamente allo scalo dei traghetti), oppure a piedi, se ci si ferma sull'isola più giorni, percorrendo il sentiero costiero (non accessibile alle biciclette).
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