mercoledì 25 marzo 2015

Caravaggio a Roma - La Madonna di Loreto


La Madonna di Loreto del Caravaggio, dipinta nei primi anni del 1600 per la Cappella Cavalletti nella chiesa di Sant'Agostino a Roma, mi affascina e mi ipnotizza.
Ogni volta che mi trovo a passare dalle parti di Piazza Navona, faccio una piccola deviazione nella vicina Piazza di Sant'Agostino ed entro in questa chiesa, ricca di storia e di opere d'arte.

Già la facciata reca tracce delle vestigia dell'antica Roma, essendo costruita con il travertino del Colosseo.
Appena entrati, nella prima cappella sulla sinistra, ci accoglie il Caravaggio.
La cappella è al buio, ma una volta inserita una moneta da 1 euro nell'apposita macchinetta, ecco che le figure emergono dall'oscurità in tutta la loro forza e intensità espressiva.
Caravaggio - Madonna di Loreto (Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)

E subito mi colpiscono il posteriore del pellegrino e i suoi piedi, sporchi e segnati dalla fatica di un lungo cammino compiuto scalzo. E ancora e il viso della sua compagna, rugoso eppur illuminato dalla grazia della Fede.
Mi viene in mente che non è la prima volta che Caravaggio fa risaltare, nelle sue tele, il posteriore di un personaggio. Lo ha già fatto pochi anni prima nella "Crocifissione di San Pietro" della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, dove in primo piano, all'osservatore, si offrono le natiche di uno degli aguzzini.

Caravaggio - Crocifissione di San Pietro (Cappella Cerasi, Santa Maria del Popolo, Roma)

Torniamo alla tela di Sant'Agostino.
La Madonna ha in braccio Gesù, un bambino ormai cresciuto, poco pulito e dal ventre gonfio, che quasi le scivola, nell'atto di sporgersi in avanti.
La Vergine è rappresentata nell'atto di accogliere sulla porta della sua casa i due anziani pellegrini. I suoi piedi, delicati e immacolati, sono sollevati da terra, quasi ad accennare un passo di danza, il suo collo è bianco e allungato, il suo sguardo tenero e dolce, i suoi seni appena sporgenti dall'abito di velluto rosso e blu (colori che rimandano rispettivamente al terreno e al divino).
La posizione dei piedi di Maria, impercettibilmente sollevati da terra, è l'unico rimando all'iconografia tradizionale della Madonna di Loreto, che vuole la Vergine in volo sopra la sua casa, mentre uno stuolo di angeli la trasporta da Nazareth verso le coste adriatiche dell'Italia.

Più o meno negli stessi anni, il bolognese Annibale Carracci dipingeva una Madonna di Loreto per la chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo a Roma.



Annibale Carracci - Madonna di Loreto
(Sant'Onofrio al Gianicolo, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)





 
Pur nell'estrema raffinatezza del disegno e nell'uso sapiente del colore da parte del Carracci, la tela del Caravaggio ha un impatto emotivo e un'immediatezza maggiore, parla al cuore. La grazia della Vergine traspare dal suo sguardo pieno di amore rivolto ai pellegrini E' una madre che, con dolcezza e trasporto, offre il proprio figlio per la salvezza del mondo e non una regina incoronata e portata in gloria dagli angeli.

I due pellegrini in ginocchio, stremati dalla fatica, ma sostenuti dalla Fede, pregano affinché la Vergine appaia loro. E la Vergine si materializza, quasi una proiezione del loro desiderio, plasmata da una luce potentissima, la luce della Fede e dell'anima.

Non c'è spazio per l'idealizzazione, ogni particolare è fotografato dal Caravaggio con estremo realismo e con eccezionale tecnica pittorica. Se pensiamo che dipingeva direttamente sulla tela, senza alcun disegno preparatorio, non possiamo far altro che riconoscerne il genio.

Un episodio avvenuto più di mille anni prima, diventa attuale, parla ai contemporanei del Caravaggio con un linguaggio a loro noto e comprensibile: i pellegrini indossano abiti di foggia seicentesca, sono gente del popolo, non nobili o alti prelati, a significare che la Fede non conosce barriere sociali o culturali.

Perché proprio la Madonna di Loreto?
Il marchese Ermete Cavalletti, committente dell'opera, ormai avanti con gli anni, si era recato in pellegrinaggio a Loreto. Rientrato a Roma, segnato profondamente da questa esperienza, acquistò la prima cappella della navata sinistra della chiesa di Sant'Agostino, per destinarla a sé e alla sua famiglia e prescrisse, nel suo testamento, che essa fosse adeguatamente sistemata e decorata.
Questa cappella era già famosa a Roma, dal momento che all'inizio del Cinquecento era appartenuta a una prostituta di alto bordo, di nome Fiammetta, amante, fra gli altri, di Cesare Borgia. La donna l'aveva ottenuta, probabilmente, per essersi pentita dei suoi peccati e l'aveva ornata con pregevoli opere d'arte, fra cui una Pietà (di autore ignoto) sull'Altare Maggiore.
Legato a Fiammetta, e a testimonianza della sua redenzione, è l'affresco con la Maddalena, che ancora oggi si trova alla sinistra dell'Altare Maggiore. E' opera di un contemporaneo del Caravaggio, Cristoforo Casolani, pittore che affrescò tutta la cappella e che si distingue per la finezza e la delicatezza del tratto.

Il Caravaggio ricevette l'incarico di eseguire la pala d'altare con una Madonna di Loreto, proprio in ricordo del pellegrinaggio compiuto dal marchese Cavalletti. E infatti c'è chi vuole vedere nel pellegrino il marchese e nell'anziana donna, sua madre.
Questa tela doveva sostituire la Pietà commissionata da Fiammetta, che venne poi donata nel 1606 al Cardinale Scipione Borghese.
In quegli anni Caravaggio stava consolidando la sua fama di artista e di astro nascente della pittura romana e quindi il suo nome era certamente noto al marchese Cavalletti.
Pare, però, che la sua candidatura fu sostenuta da un frate del convento di Sant'Agostino, un certo Giovan Battista Gori, su raccomandazione del cognato di quest'ultimo, il commerciante d'arte Costantino Spada, con cui Caravaggio aveva rapporti stretti.

Si è detto tanto sulla modella, che ha dato volto e corpo alla Vergine.
Leggende caravaggesche contemporanee parlano di una cortigiana e c'è chi, in modo maligno, ravvisa nella posizione della Madonna sulla porta di casa, la posizione con cui le prostitute accoglievano i clienti. A riprova di ciò, si citano antichi documenti in cui, parlando di una certa Lena, donna del Caravaggio, si dice che questa "sta in piedi a Piazza Navona", a voler significare che esercita la professione di prostituta. Secondo queste leggende, il Caravaggio avrebbe osato rappresentare la sua amante nella posizione in cui abitualmente lavorava.
Più certamente questa Lena, modella del Caravaggio, ha a che fare con lo scontro tra il pittore e un certo Mariano Pasqualone. La storia dice che la madre di Lena, ragazza povera, ma onorata, aveva concesso alla figlia di posare per il pittore, dietro giusto compenso, mentre aveva rifiutato più volte di concedere la mano della figlia ad un giovane di professione notaio, Mariano Pasqualone appunto. Quest'ultimo, in preda al risentimento e alla gelosia, aveva definito il Caravaggio "scomunicato e maledetto", provocando la giusta collera del pittore, che lo aveva aggredito con un'ascia.
Fra l'altro nessuna delle fonti antiche identifica il viso della Madonna con quello di Lena.

Forse, per l'acconciatura e per il volto della Vergine, il Caravaggio potrebbe essersi ispirato alla Madonna del pregevole gruppo scultoreo di Andrea Sansovino (1510-1512), un tempo nella navata centrale e ora nella seconda cappella della navata sinistra.


Andrea Sansovino - Madonna col Bambino e Sant'Anna
(Sant'Agostino, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)
 


 
Invece per le mani e la rappresentazione del Bambin Gesù non più neonato, il Caravaggio potrebbe aver tratto ispirazione da un altro gruppo scultoreo presente nella chiesa, ovvero la Madonna del Parto di Iacopo Sansovino (1518-1521)
Iacopo Sansovino - Madonna del Parto
(Sant'Agostino, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)
La Madonna del Parto è oggetto da sempre di grande devozione. A Lei si rivolgono le donne incinta, ma anche le madri di bambini ammalati e il suo altare è pieno di ex voto a memoria della Grazia ricevuta.
La tradizione vuole sia l'adattamento di un'antica statua romana raffigurante "Agrippina con il piccolo Nerone in braccio", ma, in realtà è stata realizzata interamente dal Sansovino.

Per concludere, spesso chi entra in questa chiesa ad ammirare la Madonna del Caravaggio, non sa che, all'interno, è custodito anche un pregevole affresco di Raffaello, raffigurante il Profeta Isaia (1511-1512).

Raffaello Sanzio - Profeta Isaia (Sant'Agostino, Roma)
 
L'affresco è collocato sul terzo pilastro di sinistra della navata centrale e ricorda in maniera impressionate, per la torsione del corpo e la possente muscolatura, le figure dipinte da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina.


La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30.

Se vi trovate in zona per l'ora di pranzo o di cena (sabato sera e domenica esclusi), vi consiglio un ottimo ristorante di cucina romana, "Armando al Pantheon", in Salita dei Crescenzi 31.
Il locale è piccolo, ma molto accogliente, con alle pareti foto, ritratti e piccole opere d'arte donate alla famiglia. Il servizio è attento e informale.
Da non perdere il giovedì la coda alla vaccinara, ma anche (tutti i giorni) la zuppa di orzo perlato con lenticchie, funghi porcini, tartufo nero di Norcia e pomodoro, i primi piatti della tradizione romana (spaghetti alla matriciana, alla gricia, alla carbonara o cacio e pepe), l'ottima coratella di abbacchio e, per chiudere in bellezza, la sublime torta antica Roma (con confettura e ricotta).
Degna conclusione di una giornata romana all'insegna dell'arte con la A maiuscola.






 


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