venerdì 27 marzo 2015

Tre giorni a Parigi - Il viaggio

La primavera è appena cominciata.
Cosa c'è di meglio che un weekend a Parigi? Il tepore del sole di primavera e gli alberi in fiore invogliano ad esplorare a piedi questa città magica e ricca di fascino.

Ecco allora alcuni suggerimenti per organizzare al meglio il viaggio e la permanenza nella capitale francese.

VIAGGIO
Fermandosi solo un weekend, la soluzione migliore è raggiungere Parigi in treno oppure in aereo.

TRENO
Il treno ad alta velocità (TGV) è la soluzione di viaggio che io preferisco.
Partendo da Milano, Torino o Nizza in poco più di 5 ore si arriva a destinazione, già in centro città. In più durante il viaggio, oltre a rilassarsi, si possono ammirare splendidi scorci della campagna francese.

PARTENZA DA NIZZA
Se si parte da Nizza si può usufruire di ottime tariffe prenotando online sul sito http://www.idtgv.com/ (in francese). In questo periodo sono in vendita biglietti fino al 10/09/15.
A partire dai primi di giugno 2015, verranno messi in vendita in biglietti dal 11/09/15 al 10/12/15, a partire dai primi di ottobre 2015 verranno messi in vendita i biglietti dal 11/12/15 al 10/06/16, mentre a partire dai primi di marzo 2016 verranno messi in vendita i biglietti dal 11/06/16 al 10/09/16.

Il segreto, se si conoscono già le date del viaggio, è quello di prenotare i primi giorni della messa in vendita dei biglietti per ciascun periodo. In questo modo si riesce a viaggiare a partire da 38 € a/r a persona.

Il costo del biglietto comprende il trasporto di due bagagli a persona e la possibilità di cambiare gratuitamente il nome dei passeggeri fino a 5 giorni prima della partenza. Per il cambio di data o destinazione, invece, si deve pagare una penale di 12€ a persona, più la differenza di prezzo tra il vecchio e il nuovo biglietto.

Se si raggiunge Nizza in macchina, c'è un parcheggio coperto accanto alla stazione, Parking Gare Thiers, aperto 24 ore su 24.
Sul sito http://www.interparking-france.com/en/find-parking/ParcGareNiceThiers/ (in francese) sono indicate le tariffe orarie/giornaliere pagando alla cassa al momento dell'arrivo.
Si può risparmiare sul costo del parcheggio prenotando online sul sito https://www.neoparking.com/nice/detail-parking-nice-thiers (in francese)

PARTENZA DA MILANO/TORINO
Se si parte da Milano (Stazione Centrale) o da Torino (Stazione Porta Susa) si possono acquistare online i biglietti sul sito http://tgv.it.voyages-sncf.com/it/ (in italiano).
Anche su questo sito sono attualmente vendibili i biglietti fino al 10/09/15. I prezzi partono da € 58 a/r a persona (biglietti non modificabili e non rimborsabili).

Se si parte da Torino e si raggiunge la città in macchina, si può utilizzare il parcheggio coperto Parcheggio Corso Bolzano- Stazione Porta Susa. Per informazioni sulle tariffe, consultare il sito http://www.bestinparking.it/it/garage/torino/corso-bolzano-47a.
Se si parte da Milano e si raggiunge la città in macchina, si può utilizzare il sito http://www.myparking.it/parcheggio_stazione_milano_centrale per avere informazioni sui parcheggi più vicini alla stazione di Milano Centrale e sulle relative tariffe.

PARTENZA DA VENEZIA/MILANO
Esiste anche un collegamento notturno da Venezia a Parigi, con fermate intermedie a Vicenza, Verona, Brescia, Milano e Digione.
Il servizio è gestito dalla compagnia Thello.
L'andata prevede la partenza da Venezia alle ore 19.20 p.m. o da Milano alle ore 23.05 p.m. e l'arrivo a Parigi alle ore 9.30 a.m.
Il ritorno  prevede la partenza da Parigi alle ore 19.59 p.m. e l'arrivo a Milano alle ore 6.00 a.m. o a Venezia alle ore 9.35 a.m.
Per maggiori informazioni e prenotazioni consultare il sito https://www.thello.com


AEREO
Apparentemente il viaggio in aereo sembra più breve di quello in treno.
Se si considera, però, che bisogna arrivare in aeroporto almeno un'ora prima per le operazioni di check-in e imbarco e che il tragitto dall'aeroporto al centro città richiede, in media, almeno un'altra ora e costi aggiuntivi, ecco che i tempi complessivi di viaggio diventano confrontabili.

Se al viaggio in treno si preferisce, comunque, quello in aereo, la scelta è ampia
Il sito migliore per acquistare biglietti aerei al miglior prezzo è http://www.skyscanner.it/.
Questo sito seleziona le migliori offerte di volo presenti online sulla base dei parametri di ricerca immessi (destinazioni, date del viaggio).

Altrimenti, se si vuole effettuare la prenotazione direttamente dai siti delle compagnie aeree, ecco alcune indicazioni sulle compagnie più convenienti che effettuano voli diretti dall'Italia a Parigi:
  1. Ryanair gestisce voli per Parigi Beauvais dai principali aeroporti italiani (fra cui Milano Bergamo, Pisa, Roma Ciampino, Treviso, Palermo, Bari). Per informazioni e prenotazioni consultare il sito http://www.ryanair.com/it/
  2. Easy Jet gestisce voli per Parigi Charles de Gaulle dai principali aeroporti italiani (fra cui Milano Malpensa, Bologna, Venezia, Napoli, Catania) oppure per Parigi Orly (da Milano Linate, Napoli, Brindisi). Per informazioni e prenotazioni consultare il sito http://www.easyjet.com/it
In alternativa Airfrance gestisce voli diretti per Parigi Charles de Gaulle o Parigi Orly dalle principali città italiane (Genova, Milano, Roma).
Spesso si trovano voli Airfrance a prezzi convenienti da Nizza a Parigi Orly.
Per informazioni e prenotazioni consultare il sito http://www.airfrance.it

Una volta atterrati, ecco alcune indicazioni su come raggiungere il centro di Parigi dai principali aeroporti.

DA PARIGI BEAUVAIS
C'è un servizio navetta diretto (senza fermate) dall'aeroporto di Beauvais a Parigi Porte Maillot (fermata Metro 1).
Il costo è 15.90 € a persona a tratta, se acquistato online, 17.00 € se acquistato in biglietteria.
La durata del viaggio è 1h15m (traffico permettendo).
Per maggiori informazioni consultare Tickets.aeroportbeauvais.com/Information

DA PARIGI ORLY
C'è un servizio di bus navetta (Orlybus) tra la fermata Denfert-Rochereau della RER B e l'aeroporto di Orly.
Il servizio è attivo tutti i giorni dalle 5.35 a.m. alle 11.30 p.m. con frequenza 15-20 minuti.
La durata del tragitto è di circa 20-30 minuti e il costo €6.10 a persona a tratta.

In alternativa c'è un servizio di treni (Orlyval) tra la fermata Antony della RER B e l'aeroporto di Orly.
Il servizio è attivo tutti i giorni dalle 6 a.m. alle 23 p.m. con frequenza 4-7 minuti.
La durata del tragitto è di 8 minuti e il costo € 7.40 a persona a tratta.
Per raggiungere la stazione di Antony dal centro di Parigi si impiegano circa 25 minuti e il costo è 6.10 € a persona a tratta.

DA PARIGI CHARLES DE GAULLE
La linea di treni metropolitani RER B collega l'aeroporto con la stazione Gare du Nord. Da lì è possibile raggiungere altre destinazioni del centro di Parigi via metro.
Per raggiungere la fermata della RER B dell'aeroporto Charles de Gaulle, è attiva una navetta gratuita in partenza dai Terminal 1 e 3 (tempo di percorrenza 6 minuti)
Il collegamento via RER B è attivo tutti i giorni dalle 4.50 a.m. alle 23.50 p.m. con frequenza 15-20 minuti.
La durata del tragitto è di circa 15-20 minuti e il costo €10.00 a persona a tratta.


Qualsiasi sia la soluzione di viaggio scelta, il secondo passo è quello di pensare a dove dormire e a come trascorrere al meglio le nostre giornate parigine.

A presto per continuare a organizzare il nostro viaggio a Parigi!

Passez une bonne soirée et bon week-end à tous!
 



mercoledì 25 marzo 2015

Caravaggio a Roma - La Madonna di Loreto


La Madonna di Loreto del Caravaggio, dipinta nei primi anni del 1600 per la Cappella Cavalletti nella chiesa di Sant'Agostino a Roma, mi affascina e mi ipnotizza.
Ogni volta che mi trovo a passare dalle parti di Piazza Navona, faccio una piccola deviazione nella vicina Piazza di Sant'Agostino ed entro in questa chiesa, ricca di storia e di opere d'arte.

Già la facciata reca tracce delle vestigia dell'antica Roma, essendo costruita con il travertino del Colosseo.
Appena entrati, nella prima cappella sulla sinistra, ci accoglie il Caravaggio.
La cappella è al buio, ma una volta inserita una moneta da 1 euro nell'apposita macchinetta, ecco che le figure emergono dall'oscurità in tutta la loro forza e intensità espressiva.
Caravaggio - Madonna di Loreto (Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)

E subito mi colpiscono il posteriore del pellegrino e i suoi piedi, sporchi e segnati dalla fatica di un lungo cammino compiuto scalzo. E ancora e il viso della sua compagna, rugoso eppur illuminato dalla grazia della Fede.
Mi viene in mente che non è la prima volta che Caravaggio fa risaltare, nelle sue tele, il posteriore di un personaggio. Lo ha già fatto pochi anni prima nella "Crocifissione di San Pietro" della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo, dove in primo piano, all'osservatore, si offrono le natiche di uno degli aguzzini.

Caravaggio - Crocifissione di San Pietro (Cappella Cerasi, Santa Maria del Popolo, Roma)

Torniamo alla tela di Sant'Agostino.
La Madonna ha in braccio Gesù, un bambino ormai cresciuto, poco pulito e dal ventre gonfio, che quasi le scivola, nell'atto di sporgersi in avanti.
La Vergine è rappresentata nell'atto di accogliere sulla porta della sua casa i due anziani pellegrini. I suoi piedi, delicati e immacolati, sono sollevati da terra, quasi ad accennare un passo di danza, il suo collo è bianco e allungato, il suo sguardo tenero e dolce, i suoi seni appena sporgenti dall'abito di velluto rosso e blu (colori che rimandano rispettivamente al terreno e al divino).
La posizione dei piedi di Maria, impercettibilmente sollevati da terra, è l'unico rimando all'iconografia tradizionale della Madonna di Loreto, che vuole la Vergine in volo sopra la sua casa, mentre uno stuolo di angeli la trasporta da Nazareth verso le coste adriatiche dell'Italia.

Più o meno negli stessi anni, il bolognese Annibale Carracci dipingeva una Madonna di Loreto per la chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo a Roma.



Annibale Carracci - Madonna di Loreto
(Sant'Onofrio al Gianicolo, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)





 
Pur nell'estrema raffinatezza del disegno e nell'uso sapiente del colore da parte del Carracci, la tela del Caravaggio ha un impatto emotivo e un'immediatezza maggiore, parla al cuore. La grazia della Vergine traspare dal suo sguardo pieno di amore rivolto ai pellegrini E' una madre che, con dolcezza e trasporto, offre il proprio figlio per la salvezza del mondo e non una regina incoronata e portata in gloria dagli angeli.

I due pellegrini in ginocchio, stremati dalla fatica, ma sostenuti dalla Fede, pregano affinché la Vergine appaia loro. E la Vergine si materializza, quasi una proiezione del loro desiderio, plasmata da una luce potentissima, la luce della Fede e dell'anima.

Non c'è spazio per l'idealizzazione, ogni particolare è fotografato dal Caravaggio con estremo realismo e con eccezionale tecnica pittorica. Se pensiamo che dipingeva direttamente sulla tela, senza alcun disegno preparatorio, non possiamo far altro che riconoscerne il genio.

Un episodio avvenuto più di mille anni prima, diventa attuale, parla ai contemporanei del Caravaggio con un linguaggio a loro noto e comprensibile: i pellegrini indossano abiti di foggia seicentesca, sono gente del popolo, non nobili o alti prelati, a significare che la Fede non conosce barriere sociali o culturali.

Perché proprio la Madonna di Loreto?
Il marchese Ermete Cavalletti, committente dell'opera, ormai avanti con gli anni, si era recato in pellegrinaggio a Loreto. Rientrato a Roma, segnato profondamente da questa esperienza, acquistò la prima cappella della navata sinistra della chiesa di Sant'Agostino, per destinarla a sé e alla sua famiglia e prescrisse, nel suo testamento, che essa fosse adeguatamente sistemata e decorata.
Questa cappella era già famosa a Roma, dal momento che all'inizio del Cinquecento era appartenuta a una prostituta di alto bordo, di nome Fiammetta, amante, fra gli altri, di Cesare Borgia. La donna l'aveva ottenuta, probabilmente, per essersi pentita dei suoi peccati e l'aveva ornata con pregevoli opere d'arte, fra cui una Pietà (di autore ignoto) sull'Altare Maggiore.
Legato a Fiammetta, e a testimonianza della sua redenzione, è l'affresco con la Maddalena, che ancora oggi si trova alla sinistra dell'Altare Maggiore. E' opera di un contemporaneo del Caravaggio, Cristoforo Casolani, pittore che affrescò tutta la cappella e che si distingue per la finezza e la delicatezza del tratto.

Il Caravaggio ricevette l'incarico di eseguire la pala d'altare con una Madonna di Loreto, proprio in ricordo del pellegrinaggio compiuto dal marchese Cavalletti. E infatti c'è chi vuole vedere nel pellegrino il marchese e nell'anziana donna, sua madre.
Questa tela doveva sostituire la Pietà commissionata da Fiammetta, che venne poi donata nel 1606 al Cardinale Scipione Borghese.
In quegli anni Caravaggio stava consolidando la sua fama di artista e di astro nascente della pittura romana e quindi il suo nome era certamente noto al marchese Cavalletti.
Pare, però, che la sua candidatura fu sostenuta da un frate del convento di Sant'Agostino, un certo Giovan Battista Gori, su raccomandazione del cognato di quest'ultimo, il commerciante d'arte Costantino Spada, con cui Caravaggio aveva rapporti stretti.

Si è detto tanto sulla modella, che ha dato volto e corpo alla Vergine.
Leggende caravaggesche contemporanee parlano di una cortigiana e c'è chi, in modo maligno, ravvisa nella posizione della Madonna sulla porta di casa, la posizione con cui le prostitute accoglievano i clienti. A riprova di ciò, si citano antichi documenti in cui, parlando di una certa Lena, donna del Caravaggio, si dice che questa "sta in piedi a Piazza Navona", a voler significare che esercita la professione di prostituta. Secondo queste leggende, il Caravaggio avrebbe osato rappresentare la sua amante nella posizione in cui abitualmente lavorava.
Più certamente questa Lena, modella del Caravaggio, ha a che fare con lo scontro tra il pittore e un certo Mariano Pasqualone. La storia dice che la madre di Lena, ragazza povera, ma onorata, aveva concesso alla figlia di posare per il pittore, dietro giusto compenso, mentre aveva rifiutato più volte di concedere la mano della figlia ad un giovane di professione notaio, Mariano Pasqualone appunto. Quest'ultimo, in preda al risentimento e alla gelosia, aveva definito il Caravaggio "scomunicato e maledetto", provocando la giusta collera del pittore, che lo aveva aggredito con un'ascia.
Fra l'altro nessuna delle fonti antiche identifica il viso della Madonna con quello di Lena.

Forse, per l'acconciatura e per il volto della Vergine, il Caravaggio potrebbe essersi ispirato alla Madonna del pregevole gruppo scultoreo di Andrea Sansovino (1510-1512), un tempo nella navata centrale e ora nella seconda cappella della navata sinistra.


Andrea Sansovino - Madonna col Bambino e Sant'Anna
(Sant'Agostino, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)
 


 
Invece per le mani e la rappresentazione del Bambin Gesù non più neonato, il Caravaggio potrebbe aver tratto ispirazione da un altro gruppo scultoreo presente nella chiesa, ovvero la Madonna del Parto di Iacopo Sansovino (1518-1521)
Iacopo Sansovino - Madonna del Parto
(Sant'Agostino, Roma)
Caravaggio - Madonna di Loreto
(Cappella Cavalletti, Sant'Agostino, Roma)
La Madonna del Parto è oggetto da sempre di grande devozione. A Lei si rivolgono le donne incinta, ma anche le madri di bambini ammalati e il suo altare è pieno di ex voto a memoria della Grazia ricevuta.
La tradizione vuole sia l'adattamento di un'antica statua romana raffigurante "Agrippina con il piccolo Nerone in braccio", ma, in realtà è stata realizzata interamente dal Sansovino.

Per concludere, spesso chi entra in questa chiesa ad ammirare la Madonna del Caravaggio, non sa che, all'interno, è custodito anche un pregevole affresco di Raffaello, raffigurante il Profeta Isaia (1511-1512).

Raffaello Sanzio - Profeta Isaia (Sant'Agostino, Roma)
 
L'affresco è collocato sul terzo pilastro di sinistra della navata centrale e ricorda in maniera impressionate, per la torsione del corpo e la possente muscolatura, le figure dipinte da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina.


La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30.

Se vi trovate in zona per l'ora di pranzo o di cena (sabato sera e domenica esclusi), vi consiglio un ottimo ristorante di cucina romana, "Armando al Pantheon", in Salita dei Crescenzi 31.
Il locale è piccolo, ma molto accogliente, con alle pareti foto, ritratti e piccole opere d'arte donate alla famiglia. Il servizio è attento e informale.
Da non perdere il giovedì la coda alla vaccinara, ma anche (tutti i giorni) la zuppa di orzo perlato con lenticchie, funghi porcini, tartufo nero di Norcia e pomodoro, i primi piatti della tradizione romana (spaghetti alla matriciana, alla gricia, alla carbonara o cacio e pepe), l'ottima coratella di abbacchio e, per chiudere in bellezza, la sublime torta antica Roma (con confettura e ricotta).
Degna conclusione di una giornata romana all'insegna dell'arte con la A maiuscola.






 


lunedì 16 marzo 2015

Siete a Siviglia e volete assaggiare degli ottimi dolcetti preparati dalle monache?
Allora dovete assolutamente provare i bollitos, i biscotti e le altre delizie preparate, secondo antiche ricette, dalle suore clarisse del Convento di Santa Ines, in Calle Maria Coronel.
Si dice che la ricetta dei bollitos sia ancora quella originale, ideata, nel XIV secolo, dalla fondatrice del convento, Suor Maria Coronel: olio, farina, zucchero, lievito e semi di sesamo. Il risultato sono dei piccoli panini dolci, morbidissimi e per niente stucchevoli.
E che dire dei biscotti, che le suore confezionano uno ad uno e vendono in una bella scatola bianca e blu? La pasta frolla è eccezionale, friabile. I miei preferiti sono quelli alle mandorle e alla farina di carrube, ma sono molto buoni anche quelli all'anice o quelli al limone.

Biscotti di Santa Ines

Sono in vendita anche altre delizie, che proverò sicuramente nel mio prossimo viaggio a Siviglia.
I dolcetti sono in vendita tutti i giorni (domenica e festivi esclusi) dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 18.30. Questo è l'orario che ho visto esposto a gennaio 2015, l'ultima volta che sono stata a Siviglia. Non so se in estate l'orario cambia. Comunque per qualsiasi informazione, il numero di telefono del convento è 0034.954.224.145

Comprare questi dolcetti, non è solo un'esperienza gastronomica degna di nota, ma è soprattutto un modo per fare un salto nel passato, nel lontano XIV secolo, quando il convento è stato fondato.
Infatti in questo luogo il tempo sembra essersi fermato: si percepisce un senso di profonda pace e serenità, lontano anni luce dalla frenesia della vita quotidiana.
Varcato il portone di ingresso, si entra in un cortile, in cui sulla destra si trova la chiesa del convento
(di cui parlerò più avanti), mentre di fronte a noi c'è una ruota girevole con a lato l'elenco dei dolcetti e il loro prezzo.
Una volta scelti i dolcetti che si intendono acquistare, si suona il campanello e, dopo qualche minuto, una vocina flebile e molto dolce ci saluterà con "Ave Maria Gratia Plena". Bisogna rispondere "Sin pecado concepida" (io e mia sorella non lo sapevamo, l'abbiamo sentito da un gruppo che ha comprato i dolcetti prima di noi).
Essendo un convento di clausura, le monache non possono farsi vedere. Per questo, dopo i saluti, la stessa suora ci chiederà, sempre nascosta dietro la ruota girevole, cosa vogliamo acquistare. I dolcetti scelti ci verranno passati attraverso la ruota. Per il pagamento si mettono i soldi nella ruota e si aspetta l'eventuale resto.

La storia della fondatrice del convento, il cui corpo, incorrotto, è custodito nella chiesa, è la storia di una donna coraggiosa, vittima della persecuzione di un uomo crudele e spietato.
Maria Coronel, figlia di un potente nobile spagnolo, Don Alfonso Fernandez Coronel, era cresciuta a Siviglia, nella seconda metà del XIV secolo.
Quando il marito, Juan Alfonso, discendente della casa reale di Leon, fu incarcerato per aver partecipato ad una cospirazione per detronizzare il re Pedro I il Crudele, Maria si mise in viaggio per Tarragona, per chiedere la grazia al sovrano. Quest'ultimo, uomo senza scrupoli e senza morale, affascinato dalla bellezza di Maria, decise che doveva farla sua. Per questo le fece credere che avrebbe fatto liberare il marito, ma, in realtà, diede l'ordine che fosse immediatamente giustiziato.
Quando Maria rientrò a Siviglia, non solo scoprì di essere diventata vedova, ma iniziò ad essere oggetto di continue persecuzioni da parte del sovrano, tanto da essere costretta a rifugiarsi nel convento di Santa Clara.
Le monache, venute a conoscenza dell'immorale condotta del re, decisero di aiutare Maria.
Quando Pedro, scoperto il rifugio della sua amata, fece irruzione nel convento, Maria fu nascosta nel chiostro, in una fossa poi ricoperta di terra e di tavole di legno. Una leggenda narra che immediatamente, su questo nascondiglio, crebbero fiori e piante, cosicchè il re non fu in grado di trovare Maria, pur avendola cercata in lungo e in largo per tutto il convento.
Alcuni giorni dopo, però, Pedro I fece irruzione improvvisamente nel convento. Maria cercò rifugio nella cucina, e, vedendosi ormai scoperta, si gettò sul viso dell'olio bollente, rimanendo completamente sfigurata.
Quando Pedro I entrò in cucina e vide il volto sfigurato di Maria, fuggì in preda al terrore. Per far tacere  i suoi rimorsi di coscienza, incaricò la badessa del convento di prendersi cura della poveretta, offrendo tutte le sue ricchezze.
Maria, però, fece al re soltanto una richiesta: che le rendesse tutti i beni confiscati al marito in seguito al suo arresto.
Con i soldi ricavati dalla vendita di questi beni, Maria fondò, nel 1376 il convento di Santa Ines, nella stessa casa che era stata dei suoi genitori. Qui ricoprì la carica di badessa fino alla sua morte, avvenuta il 2 dicembre 1411.
Il suo corpo fu custodito nel convento fino al 1679, in un sepolcro insieme al marito e alla figlia. In quell'anno, in occasione di lavori di ristrutturazione, si decise di spostare altrove la sua tomba, scoprendo così che, mentre il corpo di Maria era rimasto intatto, quelli del marito e della figlia erano ridotti in cenere.
Nel 1934 fu ufficialmente riconosciuta la sua incorruttibilità e da allora Maria è oggetto di profonda venerazione a Siviglia. Ogni 2 dicembre, anniversario della sua morte, il suo corpo viene esposto alla devozione dei fedeli, in una teca di vetro.

Essendo il convento ancora abitato dalle monache di clausura (le stesse che sfornano quotidianamente gli ottimi dolcetti di cui vi ho parlato), non è possibile visitarlo. E' un vero peccato perchè al suo interno, in particolare nel refettorio, sono conservati affreschi, segnalati come importanti testimonianze del rinascimento sivigliano. Fra questi un "Ultima Cena" nella parete est del refettorio, di autore ignoto e recentemente restaurata.

Nel cortile che si incontra una volta varcato il portone di ingresso (e nel quale si trova la ruota girevole per acquistare i dolcetti), c'è un azulejos del 1970 che ricorda e rende omaggio al poeta Adolfo Becquer e alla sua leggenda di "Maese Perez l'organista".
Questa è la storia di Maese Perez, un maestro d'organo del XVIII secolo che visse e lavorò nel convento di Santa Ines.
L'uomo aveva una figlia, che, una volta adulta, espresse il desiderio di farsi suora proprio nel convento dove suonava il padre. In onore della fondatrice del convento, si fece chiamare Suor Maria.
Quando l'amata figlia divenne badessa, il padre, ormai molto vecchio, promise che, in occasione della prima festa solenne, avrebbe suonato una musica così bella, come mai se n'era udita a Siviglia.
Una volta che in città si sparse la notizia di questa promessa, gli appassionati inziarono ad attendere impazienti il giorno in cui l'organista avrebbe suonato una tal melodia.
Poichè si era ad inizio dicembre, la prima messa solenne sarebbe stata quella della vigilia di Natale.
Il maestro si mise alacremente al lavoro, dedicando quasi tutte le ore del giorno alle prove, ma, nonostante l'impegno, non riusciva a comporre e a suonare la musica che avrebbe voluto. Per questo divenne sempre più taciturno e finì con l'ammalarsi.
A mezzanotte della vigilia di Natale, la chiesa era gremita e, quando le campane annunciarono, al terzo rintocco, l'inizio della messa, Maese Perez entrò vacillante, con gli occhi lucidi di febbre, spettinato e con la barba lunga. Salì faticosamente le scale e, lasciatosi cadere sul sedile di fronte all'organo, iniziò a suonare. Mai a Siviglia si erano uditi accordi più dolci ed ispirati, in grado di far rivivere ai fedeli la magia e il miracolo di quella santa notte a Betlemme.
Al momento della Presentazione dell'Ostia si udì un rumore brutale: il maestro Perez era caduto e giaceva accasciato e senza vita.
Il suo posto, come organista del convento, fu preso da un ubriacone, chiamato "El Bisojo" che divenne subito oggetto di scherno da parte dei burloni della città, tanto più quando si seppe che l'uomo si era impegnato a suonare, per la messa della vigilia di Natale, una musica all'altezza di quella suonata l'anno precedente da Maese Perez.
Quando finalmente arrivò la vigilia di Natale e iniziò la messa, tutti gli occhi erano puntati su El Bisojo. Quest'ultimo cominciò a suonare, ma l'organo non produceva alcun suono, nonostante l'uomo si affannasse a schiacciare i tasti e a modificare i registri. L'organista continuò ad insistere per un pò di tempo e alla fine dovette desistere.
La messa, intanto, proseguiva e quando si giunse al momento della consacrazione dell'Ostia, mentre Bisojo era inginocchiato accanto alla ringhiera, l'organo cominciò a suonare da solo, partendo con lo stesso accordo grandioso che era stato interrotto un anno prima dalla morte di Maese Perez. Dopo questo seguirono nuovi accordi, così eterei, dolci e celestiali che sembravano provenire da una mano divina. Quando la messa terminò, l'organo emise un'ultima nota e la musica cessò con una specie di sospiro.
A questo punto i fedeli, che non avevavo staccato gli occhi dallo strumento, poterono vedere l'ombra di un uomo anziano, spettinato e con la barba lunga, sparire misteriosamente. Era Maese Perez, l'organista, che era voluto tornare dall'aldilà per mantenere la promessa fatta a sua figlia.

Se si vuole vedere l'interno della chiesa, il cui portale di ingresso si trova sul lato destro del cortile, bisogna partecipare alla messa che si tiene quotidianamente dalle ore 19 alle ore 19.30. Il resto del giorno la chiesa rimane chiusa.
La chiesa è a pianta longitudinale a 3 navate e le opere presenti risalgono al XVIII e al XIX secolo.
Io purtroppo non sono riuscita a visitarla, ma elencherò di seguito alcuni particolari interessanti e curiosi.
Nella navata destra, al di sotto del coro, si trova una teca di cristallo con il corpo incorrotto di Maria Coronel (esposto ai fedeli ogni 2 dicembre) e anche l'organo barocco del XVIII secolo, descritto da Adolfo Becquer nella sua leggenda di "Maese Perez l'organista".
Sempre nella navata destra, in prossimità dell'altare della Madonna del Rosario, si trova una nicchia, decorata ad azulejos, che contiene un'arca protetta da una recinzione. Un'antica iscrizione ricorda che all'interno dell'arca si trova una scatola in ebano e argento con la testa di una delle vergini martirizzate a Colonia insieme a Sant'Orsola.
Secondo la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine, Orsola, per volere del padre, re di Bretagna, doveva sposare un principe pagano. La fanciulla, che si era convertita al cristianesimo, convinse il suo futuro sposo a lasciarle compiere, insieme a dieci giovani ancelle, un pellegrinaggio a Roma.
Qui il Papa la benedisse e la consacrò a Dio, con un voto di verginità perpetua.
Durante il viaggio di ritorno, sulle alture di Colonia, Orsola e le sue ancelle furono catturate da Attila.
Essendosi rifiutate di cedere alle lusinghe amorose del re degli Unni, Orsola e le sue ancelle furono martirizzate e uccise.
La confusione sul numero delle vergini (da 11 a 11000), si deve alla comparsa, nel X secolo, di un manoscritto in cui si  fa riferimento alla storia di Sant'Orsola e in cui è scritto "XI M VIRGINUM". Invece di leggerla UNDECIM MARTYRES VIRGINUM (undici vergini martiri), si interpretò la dicitura come UNDECIM MILLIA VIRGINUM (undicimila vergini).
Vi è una tradizione secondo la quale, che recita 11000 Padre Nostro di fronte all'urna, riceve in cambio la data della sua morte.
Nella navata sinistra, da un punto di vista artistico meno pregevole di quella destra, va ricordato l'altare dedicato a Sant'Espedito, protettore delle cause urgenti.
Martire cristiano del IV secolo, Espedito era un fante della legione detta "Fulminante", sotto l'imperatore Diocleziano. Il suo nome deriva forse dal fatto che i fanti leggeri erano detti, nel
linguaggio militare, "expediti".
Nel momento della conversione gli apparve il Demonio sotto forma di corvo, per indurlo a rimandare la conversione, ma il santo fu risoluto e non desistette.
E' considerato il patrono delle cause urgenti, forse a causa proprio del suo nome e della sua agiografia. Infatti Expeditus (veloce, ma anche libero da impacci) è il santo che esaudisce subito le richieste dei devoti, senza attendere domani (in latino cras, che ricorda il verso del corvo).
Solitamente è rappresentato mentre schiaccia un corvo con scritto "cras-domani" e tiene una croce (in origine una clessidra) con scritto "hodie-oggi".

sabato 14 marzo 2015

l'Ile d'Ouessant è una delle isole bretoni che più mi è rimasta nel cuore e che mi ha affascinato.
Sarà per il senso di isolamento che emana, per la sua natura selvaggia e ancora incontaminata, per la sua storia fatta di donne coraggiose e di marinai intrepidi, per la bruma che spesso la rende invisibile alle navi e agli uomini, ma non è certo un luogo che si riesce a dimenticare facilmente.

L'ho visitata una sola volta e per un solo giorno, nell'agosto del 2009. Sognavo di visitarla già da qualche anno, da quando nel 2007 avevo iniziato a pianificare il mio primo viaggio in Bretagna. Leggendo la sua presentazione sulla guida e guardando le immagini pubblicate su internet, avevo subito capito che si trattava di un luogo magico, di un luogo in cui natura e paesaggio si fondevano in maniera perfetta.

Quel  10 agosto del 2009 era una giornata in cui la bruma, il vento e la pioggia la facevano da padroni.  Partiti da Le Conquet, un pittoresco villaggio a ovest di Brest, con un traghetto della Penn ar Bed (http://www.pennarbed.fr), attraccammo sull'isola, a Port du Stiff, dopo circa 1 ora e 30 minuti di navigazione. Avremmo voluto percorrere a piedi un tratto del sentiero costiero, ma, date le avverse condizioni meteo, optammo per una visita guidata dell'isola in minibus. Pertanto raggiungemmo il borgo di Lampaul con la navetta che fa la spola tra l'imbarco dei traghetti e il villaggio più grande dell'isola e qui prenotammo la visita guidata, che prevedeva il tour dell'isola e dei suoi affascinanti fari.
Tra una tappa e l'altra del tour, la giovane guida, in francese, ci descrisse la vita sull'isola oggi, ma anche la storia affascinante di questo lembo di terra, lungo appena 7 km, che emerge dal mare come una chela di granchio.

Conosciuta come Enez-Euza (in bretone), ultimo lembo di terra tra l'Europa e il continente americano, il suo nome deriva dal celtico "Ouxisama", ovvero "la più alta", a causa delle sue imponenti scogliere. Viene anche definita l'isola delle donne (l'ile aux femmes), perchè qui le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita sociale ed economica dell'isola. Mentre gli uomini, spinti dalle difficili condizioni di vita, prendevano il mare per cercare fortuna altrove (prima nella Marina Reale e poi nella Marina Mercantile), le donne rimanevano sull'isola e si facevano carico dell'educazione dei figli e del loro sostentamento attraverso l'agricoltura e la pastorizia. Erano le donne a dare il loro cognome ai figli, ad aspettare, spesso invano, che il mare riportasse a casa gli uomini della loro famiglia.

Oggi l'allevamento ovino e l'agricoltura non sono più fonte di sostentamento primario e sull'isola è raro trovare esemplari del tipico montone dalla testa nera. Da settembre a febbraio chi visita Ouessant ha però la possibilità di incontrare montoni che pascolano liberamente brucando l'erba bassa e salata, alcuni marchiati ancora con l'antica tecnica di intaglio alle orecchie.

Nell'ecomuseo di Ouessant è anche possibile visitare la ricostruzione di una tipica "maison ouessantine" della fine dell'Ottocento, il regno di queste mogli e madri coraggiose. Qui i mobili, dai colori vivaci, sono costruiti con il legno dei relitti delle navi che facevano naufragio lungo le coste dell'isola. Troviamo anche il camino dove si cucinava il tipico "ragout à la motte", uno stufato di agnello cotto sottoterra in una grande marmitta di ghisa, al fuoco lento della torba, per cinque-sei ore. Ancora oggi nei ristoranti dell'isola è possibile gustare questa specialità, ma, visti i lunghi tempi di cottura, è necessario prenotarla con 24 ore di anticipo.

Ouessant è soprattutto isola di naufragi. La causa sono le rocce aguzze delle sue coste, che l'alta marea e le spesse brume nascondono ai naviganti, le correnti, fra le più forti d'Europa e le tempeste che flagellano l'isola soprattutto in primavera e in autunno.  Gli abitanti di Ouessant si sono distinti, nel corso dei secoli, sia per la loro intraprendenza nel salvare gli equipaggi o nel recuperare i corpi senza vita dei naufraghi per dar loro degna sepoltura, ma anche per la loro consuetudine di appropriarsi del carico delle navi che finivano alla deriva lungo le loro coste (la cosiddetta pratica del "bris). Famoso è, nel 1918, l'episodio che vede coinvolto un veliero scandinavo proveniente dalle Antille e diretto a Bordeaux. Questa imbarcazione, attaccata da un sottomarino tedesco in prossimità del canale della Gironda, venne abbandonata alla deriva dal suo equipaggio e si arenò sull'Ile d'Ouessant con a bordo un carico di botti di rhum. Gli abitanti dell'isola fecero incetta del prezioso distillato, con la conseguenza che tre persone morirono per abuso di alcool. Ultimo terribile naufragio in ordine di tempo è  stato quello della petroliera Amoco Cadiz nel 1978, che, provocando lo sversamento di idrocarburi nell'oceano, contribuì all'inquinamento di oltre 400 chilometri di coste bretoni.

Proprio per questa sua propensione ai naufragi, Ouessant è anche un'isola fra le più sorvegliate al mondo, con una alta densità di fari. Se ne contano cinque, di cui tre in mare e due sulla terraferma. Dei tre fari in mare va ricordato quello di Kereon, dal 2004 automatizzato, che si trova a 3 Km dalla terraferma, in un braccio di mare profondo 60 metri e caratterizzato dalle correnti più violente del mondo, il cui senso si inverte ogni 3 ore e la cui velocità raggiunge gli 8-10 nodi. Pensiamo come deve essere stata dura la vita del guardiano di questo faro prima della sua automatizzazione, così isolato e in balia delle forze della natura! Dei fari sulla terraferma il più antico è il faro di Stiff, da poco restaurato, che deve la sua progettazione e costruzione a Vauban nel 1695, sul punto più alto dell'isola. Il secondo faro sulla terraferma è quello di Creac'h, a righe bianche e nere, il secondo faro più potente d'Europa, con un raggio di circa 100 Km. Questo è il primo faro che i marinai vedono dopo aver attraversato l'Atlantico alla volta dell'Europa e, grazie alla sua luce, gli uccelli migratori sono richiamati in questo remoto angolo di mondo.
 
Mare in burrasca con in lontananza il Phare du Creac'h


Durante il mio breve tour dell'isola, mi ha accompagnato il fascino di questo luogo selvaggio e senza tempo, in cui è la natura a prevalere, con la sua forza e la sua incomparabile bellezza. La pioggia e la nebbia non hanno fatto altro che accentuare la sensazione di trovarsi in un luogo magico, dove l'eco di leggende legate alle sue origini celtiche, fa capolino fra le aguzze scogliere scavate dalle onde e dal vento.
Scogliere a l'Ile d'Ouessant

Spero di poterci ritornare e questa volta il mio sogno sarebbe, zaino in spalle, di percorrere a piedi il sentiero costiero assaporando ogni singolo profumo, ogni singolo scorcio che quest'isola sa regalare a chi ha l'ardire di raggiungerla.

Per chi volesse visitare l'isola ecco alcuni utili link:
  1. http://www.pennarbed.fr (francese e inglese) il sito della compagnia di navigazione che fa la spola tra la terraferma e l'Ile d'Ouessant. I porti di partenza sul continente sono Le Conquet (il più vicino all'isola) , Brest e in estate Camaret.  Sul sito è possibile prenotare la traversata o avere informazioni su orari e tariffe
  2. L'isola è anche dotata di un aeroporto e, in soli 15  minuti è possibile raggiungere Ouessant dall'aeroporto internazionale di Brest con la compagnia Finist'Air (http://www.finistair.fr in francese). Per tariffe e orari consultare http://www.finistair.fr/tarifs-et-horaires-de-la-ligne-brest-ouessant-ouessant-brest in francese.
  3. http://www.ot-ouessant.fr (francese) il sito dell'ufficio del turismo di Ouessant con informazioni utili su dove alloggiare, sui ristoranti, sulle escursioni. Si può visitare l'isola con un comodo tour in minibus della durata di un paio d'ore, oppure in bicicletta (ci sono punti per il noleggio delle bici direttamente allo scalo dei traghetti), oppure a piedi, se ci si ferma sull'isola più giorni, percorrendo il sentiero costiero (non accessibile alle biciclette).





Ciao a tutti, mi chiamo Lella.
Questo blog nasce dalla mia grande passione per i viaggi e per l'arte.
Voglio condividere con tutti voi i viaggi e i luoghi che più mi sono rimasti nel cuore, ma anche presentarvi quelle destinazioni che tanto mi affascinano, ma che per svariati motivi ho potuto visitare solo con l'ausilio di guide, libri, internet o documentari.
Organizzare e pianificare un viaggio (per me, ma anche per amici o parenti) è una mia grande passione, un modo diverso, ma altrettanto stimolante di concepire e vivere il viaggio. Mi aiuta a fuggire, anche solo con il pensiero, dalla routine quotidiana e immergermi nei luoghi dei miei sogni attraverso video, immagini, racconti di altri viaggiatori.  Il tutto per costruire un viaggio su misura per me o per le persone che chiedono il mio aiuto. Credo che il viaggio, per ciascuno di noi, debba rispecchiare quello che siamo e quello che amiamo. Non esiste il viaggio ideale in senso assoluto, ma piuttosto il viaggio che meglio appaga il nostro bisogno di conoscenza, di evasione, di condivisione. Si può viaggiare da soli, in coppia, in gruppo, quello che conta è non porre barriere tra noi e i luoghi o le persone che visitiamo e incontriamo.
Per ora le mie mete sono state essenzialmente in Italia e in Europa, ma il mio sogno sarebbe quello di visitare il Medio Oriente e l'America Latina, oppure mettermi alla prova con un viaggio a piedi (come ad esempio il Cammino di Santiago).
Altra mia grande passione è l'arte, che ho potuto coltivare e far crescere proprio viaggiando. Ma è anche capitato che, partendo da un quadro che mi aveva particolarmente colpito, sia stata stimolata a visitare il luogo che esso riproduceva. E' il caso delle meravigliose tele di Monet, Gaugain, Courbet o Boudin con paesaggi bretoni o normanni, grazie alle quali ho iniziato ad amare questi luoghi, che poi sono diventati la meta di alcuni dei miei viaggi più appaganti. O è grazie alle tele dall'intenso cromatismo di Van Gogh, Chagall o Signac che ho iniziato a scoprire i colori e la luce unica della Provenza o della Costa Azzurra.
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