lunedì 16 novembre 2015

Sous le ciel de Paris

13 Novembre 2015

"Ma il cielo di Parigi non è mai crudele troppo a lungo.
 E per farsi perdonare ci regala un arcobaleno”.


SOUS LE CIEL DE PARIS (testo originale di Jean Dréjac, Hubert Giraud, 1954)

Sous le ciel de Paris
s'envole une chanson
elle est née d'aujourd'hui
dans le cœur d'un garçon


Sous le ciel de Paris
marchent des amoureux
leur bonheur se construit
sur un air fait pour eux


Sous le Pont de Bercy
un philosophe assis
deux musiciens quelques badauds
puis les gens par milliers

sous le ciel de Paris
jusqu'au soir vont chanter
l'hymne d'un peuple épris
de sa vieille cité


Près de Notre Dame
parfois couve un drame
oui mais à Paname
tout peut s'arranger

Quelques rayons du ciel d'été
l'accordéon d'un marinier
l'espoir fleurit
au ciel de Paris


Sous le ciel de Paris coule un fleuve joyeux
il endort dans la nuit
les clochards et les gueux


Sous le ciel de paris
les oiseaux du Bon Dieu
viennent du monde entier
pour bavarder entre eux


Et le ciel de Paris
a son secret pour lui
depuis vingt siècles il est épris
de notre ile Saint Louis

Quand elle lui sourit
il met son habit bleu

Quand il pleut sur Paris
c'est qu'il est malheureux

Quand il est trop jaloux
de ses millions d'amants
il fait gronder sur nous
son Tonner éclatant
 

Mais le ciel de Paris
n'est pas longtemps cruel
pour se fair' pardonner
il offre un arc en ciel



SOTTO IL CIELO DI PARIGI

Sotto il cielo di Parigi
una canzone si alza in volo,
nata proprio oggi
nel cuore di un ragazzo

Sotto il cielo di Parigi
camminano gli innamorati
e la loro felicità prende forma
da una melodia creata apposta per loro

Sotto il Ponte di Bercy
è seduto un filosofo,
poi due musicisti e qualche spettatore
e la gente che arriva numerosa.
Canteranno fino a sera
sotto il cielo di Parigi
l'inno di un popolo innamorato
della sua città millenaria

Vicino a Notre Dame
ogni tanto cova un dramma
sì, ma poi a Parigi
tutto si aggiusta.
Basta qualche raggio
nel cielo d'estate
e la fisarmonica di un marinaio,
e la speranza rifiorisce
nel cielo di Parigi

Sotto il cielo di Parigi
scorre un fiume gioioso
che nella notte
culla i vagabondi e i mendicanti

Sotto il cielo di Parigi
tutti gli uccellini del creato
arrivano da ogni parte del mondo
per chiaccherare tra di loro

E il cielo di Parigi
ha il suo segreto:
da duemila anni
è innamorato della nostra
Ile Saint Louis.
Quando lei gli sorride,
lui indossa il suo abito blu.
Quando invece piove
è perché lui è triste.
Quando è geloso
dei suoi milioni di amanti
allora scatena su di noi
una tempesta
di tuoni e fulmini

Ma il cielo di Parigi
non è mai crudele troppo a lungo
e per farsi perdonare 
ci regala un arcobaleno

La mia preferita è la versione cantata dal "Passerotto" Edith Piaf
https://www.youtube.com/Sous le ciel de Paris


Vorrei concludere citando il grande poeta e drammaturgo spagnolo Garcia Lorca:

"Guardo le stelle sul mare. Oh, le stelle sono d'acqua, gocce d'acqua. Guardo le stelle sul mio cuore. Le stelle sono di aroma! grani d'aroma. Guardo la terra piena d'ombra.”                                  

E ancora:

“Porto le caravelle dei sogni verso l'ignoto, e ho l'amarezza solitaria di non sapere la mia fine e il mio destino.”                                  








lunedì 13 luglio 2015

Ludwig II e i suoi castelli - Parte I

Le vacanze estive sono alle porte e vorrei suggerirvi una vacanza itinerante alla scoperta dei meravigliosi castelli (alcuni noti, altri meno) legati alla vita del re Ludwig II di Baviera (1845-1886).
 
Ludwig II di Baviera
 
 Personaggio entrato nella storia e nel mito per la sua eccentricità e per aver donato alla sua amata patria, la Baviera, dei castelli da fiaba, Ludwig fu un uomo e un sovrano dalla personalità estremamente complessa ed enigmatica.

Da una parte era romantico e sognatore, timido e sensibile (lati del suo carattere che lo portavano spesso a isolarsi dal mondo e dalla vita di corte, per la quale provava una vera e propria avversione, per rifugiarsi nelle amate Alpi Bavaresi), dall'altra autoritario, a volte arrogante, orgoglioso e quasi ostinato nel perseguire i suoi obiettivi, per nulla docile e malleabile.
Era convinto che la sua missione di sovrano discendesse direttamente da Dio e che avesse come fine ultimo quello di riportare in auge, attraverso il mecenatismo delle arti e della musica, la gloria della Germania dei secoli passati, offuscata, secondo lui, dall'industrializzazione, dall'abbandono degli ideali cavallereschi e dalla mancanza di suggestioni spirituali e fantastiche.
 
Inadatto a governare e incapace di far fronte alle lotte di potere interne ed esterne, profondamente infelice e con un grande bisogno di essere amato, desiderava solo evadere da una realtà in cui non si riconosceva, per rifugiarsi in un mondo fantastico fatto di eroismo, di romanticismo, di arte, musica e poesia, dove si percepivano solo gli echi di un glorioso passato che avrebbe fortemente voluto far rivivere.
 
E in un certo senso riuscì a dare forma e consistenza ai suoi sogni.
Lo fece promuovendo, anche a discapito delle sue finanze e della sua credibilità come sovrano, la messa in scena delle opere di Richard Wagner tratte da famose saghe medievali tedesche (Lohengrin "Il cavaliere del cigno", Parsifal, Tristano e Isotta, Tannhäuser).
Ma lo fece soprattutto attraverso la concezione e la realizzazione dei castelli che ancora oggi possiamo ammirare sulle Alpi Bavaresi, stravaganti, anacronistici (si pensi che negli stessi anni a New York venivano costruiti i primi grattacieli), ma in grado di affascinare ancora oggi milioni di visitatori (con grande soddisfazione dell'Ente del Turismo bavarese!).

Partiamo quindi per il nostro viaggio in Baviera!

Se abitate nel Nord Italia come me, vi consiglio di raggiungere la Baviera con la vostra auto attraverso il valico del Brennero oppure del San Bernardino: il viaggio è piacevole e i chilometri da percorrere non sono molti (risparmierete sul costo del noleggio di un'auto in loco).
In alternativa potete prendere il treno via Bologna/Verona/Innsbruck/Monaco di Baviera (sul sito www.bahn.com/ITA troverete orari e prezzi e anche la possibilità di prenotare online) e una volta a Monaco potrete noleggiare un'auto.
Oppure potete prendere l'aereo. Monaco di Baviera è raggiungibile da molte città italiane.
Sul sito www.skyscanner.it/ troverete le migliori offerte di voli messe a disposizione dalle principali compagnie aeree. Una volta atterrati, potete noleggiare un'auto.

I castelli di Ludwig sono tutti a poca distanza uno dall'altro, per cui vi consiglio di pernottare in una sola località e di spostarvi con la vostra auto per visitarli.

Come base vi suggerisco il villaggio di Oberammergau, a 800 mt di altitudine sulle Alpi Bavaresi, nel distretto di Garmisch-Partenkirchen.
Vi colpiranno certamente le sue case affrescate con la tecnica bavarese del Lüftlmalerei, il cui nome deriva proprio da una casa di Oberammergau chiamata Zum Lüftl, residenza di un famoso e molto apprezzato pittore di facciate del XVIII secolo.
I temi degli affreschi sono religiosi, ma anche tratti dalle favole dei fratelli Grimm come Hansel e Gretel o Cappuccetto Rosso.



Oberammergau - Casa affrescata con scene di Cappuccetto Rosso



Oberammergau - Casa affrescata con scene di Hansel e Gretel


 Oberammergau è anche famosa per i suoi intagliatori di legno. Passeggiando per le strade del villaggio troverete numerose botteghe artigiane nelle quali potrete acquistare statuine per il presepe in legno di abete o altre sculture sempre in legno a tema religioso e non solo.

Di seguito alcuni indirizzi di gastehaus (pensioni con servizio di Bed&Breakfast) e ristoranti a Oberammergau:

1) Pension Zwink: semplice, ma confortevole pensione, con camere spaziose, luminose e molto pulite, a due minuti   a piedi dal centro del villaggio. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Per informazioni e prenotazioni potete consultare il sito internet www.pension-oberammergau/Pension-Zwink.
2)  Gastehaus Hildegard: a fianco alla Pension Zwink ha camere più piccole, ma altrettanto confortevoli e pulite e offre eccellenti colazioni con ampia varietà di prodotti dolci e salati. I gestori (marito e moglie) sono molto simpatici, parlano inglese e forniscono ottimi consigli su cosa visitare in zona. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Per informazioni e prenotazioni potete consultare la pagina di booking www.booking.com/gastehaus-hildegard.
3) Zur Tini Weinstube: locale in stile tipico bavarese con ottimo cibo e ottima birra bavarese in Dorfstrasse 7. Da provare lo stinco di maiale, le sontuose Wiener Schnitzel con contorno di insalata e patate arrosto e lo strudel di mele. non accetta carte di credito, ma solo contanti
 
 
Per il primo giorno vi consiglio uno dei miei castelli preferiti, il castello di Linderhof, a 14 Km da Oberammergau, quasi al confine con l'Austria.
E' aperto tutto l'anno, ma, mentre la visita degli interni è sempre possibile, la visita degli edifici nel parco e della grotta di Venere è consentita solo da aprile ad ottobre.
Le visite sono consentite solo accompagnati da guide.
Sul sito si parla di visite guidate in tedesco e inglese, ma io nell'agosto 2005 ho partecipato ad una visita guidata in italiano, pur non facendo parte di un gruppo. L'ideale è informarsi all'ingresso.
 
Linderhof, immerso nell'imponente cornice delle Alpi, era il castello prediletto da Ludwig e quello nel quale soggiornò più a lungo.
Castello di Linderhof - Esterno
 
Fatto edificare in un terreno che il padre, re Massimiliano II, aveva acquistato dai monaci della vicina abbazia benedettina di Ettal, il castello fu concepito più come un rifugio personale che come un sontuoso palazzo (anche se gli interni sontuosi e trabordanti di decorazioni a stucco dorato, tipiche del rococò bavarese, danno in certi casi più una sensazione di monumentalità che di intimità).
 
Castello di Linderhof - Sala degli specchi
 
Doveva rifarsi al Petit Trianon di Versailles, ovvero il rifugio destinato agli svaghi della regina Maria Antonietta.
Gli interni sono un continuo rimando alla grandezza del Re Sole Luigi XIV e ai fasti della reggia di Versailles: dal monumentale affresco sul soffitto della camera da letto che raffigura l'apoteosi del Re Sole, ai quadri con scene delle vita di  corte nella Francia del XVII secolo sopra le porte della Sala degli Specchi). Su una parete dell'atrio di ingresso è inoltre inciso il motto del Re Sole: "L'Etat c'est moi" (Lo Stato sono io).
Ludwig aveva una vera e propria venerazione per Luigi XIV, derivata probabilmente dai racconti sulla fantastica vita alla corte di Versailles che la sua governante Meilhaus gli fece quando era bambino. Questo suo amore per la corte francese lo si ritrova in un altro castello, Herrenchiemsee, liberamente ispirato alla reggia di Versailles.
Ritornando a Linderhof, particolare è la sala da pranzo, con in mezzo il "Tavolo che si apparecchia da sé". Il nome deriva dal fatto che esso veniva apparecchiato e poi issato, tramite uno speciale marchingegno, dalle cucine sottostanti direttamente nella sala da pranzo in modo che Ludwig potesse consumare i suoi pasti senza essere disturbato dalla servitù. Poiché già in giovane età aveva perso quasi tutti i denti, a causa della sua passione per i dolci e della sua paura dei medici, aveva difficoltà a masticare e quindi non voleva, orgoglioso com'era, che i suoi sottoposti lo vedessero mangiare in modo poco elegante e poco consono a un uomo del suo rango.

Altrettanto ricchi di fascino sono il giardino, dalle perfette geometrie, e gli edifici nel parco che circonda il castello: il chiosco moresco e la casa marocchina.
Castello di Linderhof - Chiosco moresco


Castello di Linderhof - Casa marocchina

Concludiamo la nostra visita nel parco con la Grotta di Venere. Qui Ludwig trascorreva ore a sognare all'interno di una piccola barca a forma di conchiglia (ancora presente e la stessa che si vede anche nel film di Luchino Visconti). Si faceva cullare dalle acque di un lago artificiale, godendo di un magico gioco di luci (grazie ad un impianto fatto installare dal Sig. Siemens) e della musica del suo amato Wagner.
Oggi a noi turisti è concesso di rivivere questi momenti onirici, durante le visite guidate al castello: le luci si spengono e per qualche minuto ci accompagna una musica tratta dal Tannhauser di Wagner.


Castello di Linderhof - Grotta di Venere

Nel pomeriggio vi consiglio una gita al Lago di Starnberg, a 20 Km a sud di Monaco, raggiungibile da Oberammergau con l'autostrada A95 Garmisch – Monaco.
Meta di vacanza di numerosi esponenti del jet-set tedesco, con numerose ville affacciate sul lago, il lago è legato a re Ludwig per due motivi: lo Schloss Berg e la Roseninsel.

Lo Schloss Berg, tranquillo e appartato, si affaccia in posizione splendida sulla sponda nord-orientale del lago, nella località di Berg.
E' ancora oggi di proprietà della famiglia Wittelsbach (gli eredi di Ludwig) e quindi non è visitabile.



Lago di Starnberg - Schloss Berg
Severamente danneggiato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, fu ricostruito nel dopoguerra, anche se in forma più semplice e non nella versione dei tempi di Ludwig.

Il padre di Ludwig aveva trasformato il castello secondo lo stile neo-gotico in voga all'epoca, con mura merlate e alte torri.
Per la sua posizione tranquilla e isolata, Ludwig vi si rifugiò spesso per sfuggire all'opprimente vita di corte. Qui amava passeggiare in completa solitudine lungo i sentieri che costeggiavano le rive, ammirando in lontananza le Alpi coperte di neve e accompagnato solo dal canto degli uccelli e dallo sciabordare delle onde contro gli scogli.

Lago di Starnberg - Panorama sulle Alpi dalla riva del lago
Nel castello di Berg Ludwig ricevette importanti personalità dell'epoca come la zarina di Russia Maria Alexandrovna e Wagner e qui, insieme al suo medico il Dott. Von Gudden, trovò la morte, in circostanze misteriose, la notte tra il 12 e il 13 giugno 1886.
Secondo il bollettino ufficiale si trattò di annegamento, ma molte sono le perplessità sulla veridicità di questa versione, dal momento che l'autopsia non ha rilevato presenza di acqua nei polmoni. All'inizio del Novecento, nel punto esatto in cui fu ritrovato il corpo senza vita del sovrano, è stata posta una croce.
Oggi la croce e la vicina Votivkapelle in stile preromanico a 800 mt dal castello, sono meta di pellegrinaggio da parte degli ammiratori di Ludwig.
Ogni anno, in occasione dell'anniversario della morte del re, una folla di nostalgici si dà appuntamento nei pressi del parco del castello, portando corone di fiori e intonando canti bavaresi.
Ogni anno  i Guglmanner, incappucciati e con in mano delle torce, celebrano, davanti alla Votivkapelle, la ricorrenza della morte del sovrano.


Lago di Starnberg - Croce commemorativa



Lago di Starnberg - Votivkapelle
La cappella votiva, di forma ottagonale, con copertura del tetto a spicchi, fu edificata tra il 1896 e il 1900.
Gli affreschi della cupola cantano il mito del Sacro Graal, che tanto affascinò Ludwig in vita.
L'ovoide absidale, con all'interno la figura di Cristo, è contornato da 41 losanghe, corrispondenti agli anni di Ludwig quando trovò la morte.
Sempre nell'abside spicca un ritratto di Federico II di Svevia inscritto in un ottagono, figura geometrica cara al sovrano medievale (vedi Castel del Monte in Puglia) e ricca di richiami esoterici.
Inoltre non può sfuggire il fatto che Federico II fu assassinato per volere del Papa il 13.12.1250, mentre Ludwig morì in circostanze sospette il 13.6.1886.
Sul tetto della cupola spiccano tre croci: in alto quella celtica, a celebrare l'origine germanica della famiglia Wittelsbach, al centro quella cattolica, a celebrare la religione dello stato bavarese e in basso quella dei cavalieri templari, a celebrare i difensori della fede cristiana durante le Crociate.

Quando Ludwig si trovava a Berg ed era a conoscenza che l'amata cugina Elisabetta (Sissi) era in visita ai genitori nel vicino castello di Possenhofen (sulla riva sud occidentale del lago di Starnberg, oggi proprietà privata), percorreva a cavallo il perimetro del lago per deporre un mazzo di rose davanti alla porta prima del suo risveglio.


Lago di Starnberg - Castello di Possenhofen

Oppure Ludwig attraversava il lago a bordo del suo piroscafo per rifugiarsi nella Roseninsel, un'isola di proprietà della famiglia reale, situata in mezzo al lago, nella quale il padre di Ludwig aveva fatto piantare quasi tremila cespugli di rose, che in estate, nel pieno della fioritura, inebriavano con il loro profumo.


Lago di Starnberg - Roseninsel
Al centro del giardino si erge un piccolo villino nel quale Ludwig e Sissi trascorrevano i pomeriggi parlando e leggendo poesie uno all'altra. Quando uno dei due era assente, si lasciavano delle lettere in uno scomparto segreto di uno scrittoio, collocato all'interno del villino, in un salotto affacciato sul lago.
Se non erano nel villino, i due cugini passeggiavano nei boschi, a cavallo o a piedi, portandosi la colazione al sacco e leggendo a voce alta all'ombra dei pini e dei castagni, finalmente liberi di potersi esprimere, senza le forzature dell'etichetta di corte.

Da maggio a ottobre Roseninsel è raggiungibile in traghetto dalla cittadina di Feldafing e, dopo un attento restauro, il villino è ora visitabile e ospita un piccolo museo dove è illustrata la storia dell'isola.
 
Di seguito alcuni aneddoti curiosi legati al castello di Berg e a Possenhofen, che rivelano la stravaganza di Ludwig.
 
Durante il fidanzamento (poi rotto) di Ludwig con la principessa Sofia in Baviera, sorella di Sissi, quando il re risiedeva nel castello Berg, capitava che nel cuore della notte gli venisse il desiderio improvviso di far visita  alla fidanzata.
Inviava, allora, uno scudiero a Possenhofen e, mentre tutti dormivano, Ludwig saliva in carrozza e, immerso nell'oscurità, si dirigeva da Berg a Possenhofen, sull'altra sponda del lago.
Preavvertita dallo scudiero del re, la famiglia della fidanzata e tutta la servitù si alzavano e si vestivano di tutto punto, dal momento che Ludwig pretendeva di essere ricevuto a qualunque ora e con gli onori dovuti al suo rango. Una volta pronti, Sofia e i suoi genitori, in piedi sullo scalone del loro castello, attendevano di udire il rumore della carrozza di Ludwig che entrava nel viale. Dopo aver creato tutto quello scompiglio, Ludwig non sempre si tratteneva con la fidanzata, ma a volte lasciava solo un mazzo di fiori o una lettera per poi scomparire di nuovo nell'oscurità della notte.

Durante le convulse ore seguite alla dichiarazione di guerra della Prussia di Bismark alla Baviera nel 1866 (guerra delle Sette Settimane), una delegazione di funzionari di governo lasciarono Monaco diretti al castello di Berg, dove Ludwig si era rifugiato, incapace di affrontare le conseguenze di una guerra che aborriva. Era infatti necessario che il re firmasse la controdichiarazione di guerra.
Una volta arrivati ai cancelli del castello, i funzionari trovarono, però, l'ingresso sbarrato da due sentinelle e, malgrado le suppliche e le minacce, non riuscirono ad entrare.
Umiliati e infuriati i membri della delegazione ritornarono a Starnberg, dove telegrafarono al Primo Ministro, che si mise subito in viaggio per affrontare di persona il sovrano.
Al suo arrivo il Primo Ministro costrinse con la forza le guardie del re a lasciarlo entrare. Una volta entrato non trovò, però, nessun domestico che sapesse dove si trovasse il re. Furente cominciò a cercarlo di persona stanza per stanza.
Finalmente, facendo irruzione in una sala semibuia, vi scoprì Ludwig con il suo aiutante di campo Principe Paul Von Thurn und Taxis (con il quale intrattenne negli anni giovanili una relazione sentimentale platonica). I due, travestiti in ricchi costumi da Barbarossa e Lohengrin, recitavano poesie d'amore l'uno all'altro, illuminati dai raggi di una luna artificiale.

Questa prima giornata, alla scoperta della storia e della personalità di Ludwig di Baviera, nella cornice delle Alpi Bavaresi, volge al termine.
Non vi resta che gustare qualche sostanziosa specialità bavarese innaffiata da un'ottima Andechs Bier nel Biergarten dell'abbazia della vicina Andechs, dove i  monaci preparano la loro birra con la stessa ricetta da più di 600 anni!

Prosit e Gruss Gott!!!


venerdì 29 maggio 2015

Tre giorni a Parigi - Terzo giorno

Ha inizio la nostra ultima giornata a Parigi!

Se, come penso, è domenica, voglio farvi scoprire, prima di tutto, uno dei mercati parigini che preferisco: il Marchè Bastille (fermata metro Bastille)
Dopo aver fatto colazione nelle vicinanze (io vi consiglio nuovamente Ma Bourgogne in Place des Vosges), recatevi verso Place de la Bastille.

Il mercato si tiene tutti i giovedì dalle ore 7.00 alle ore 14.30  e tutte le domeniche dalle ore 7.00 alle ore 15.00 in Boulevard Richard Lenoir a due passi da Place de la Bastille.
Conta più di 100 banchi ed è un tripudio di colori e di profumi: formaggi, salumi, frutta e verdura, olive, spezie, pane, carne, pesce, polli allo spiedo, ma anche abbigliamento, scarpe, accessori.
Insomma l'ideale per acquistare qualche souvenir "gastronomico" o semplicemente l'occorrente per un picnic domenicale all'aperto (se la giornata lo consente).
 
Parigi - Marchè Bastille
 


Parigi - Marchè Bastille

Parigi - Marchè Bastille

Parigi - Marchè Bastille

Parigi - Marchè Bastille

Parigi - Marchè Bastille

Al solo rivedere queste foto, mi viene l'acquolina in bocca....
E poi i prodotti sono tutti di ottima qualità e l'atmosfera è vivace e autentica.

Dopo aver fatto scorta di prelibatezze, andiamo ad esplorare a Montmartre alcuni luoghi legati a  Henri de Toulouse-Lautrec e in generale al movimento artistico che animò Parigi a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

Nato nel 1864 ad Albi, nel sud della Francia, Henri de Toulouse-Lautrec trascorse la sua infanzia nel castello di famiglia a Le Bosc nel dipartimento dell'Aveyron, vicino ad Albi.
Il castello, oggi di proprietà di una discendente del pittore (da parte materna), è ancora arredato con mobili dell'epoca di Lautrec ed è visitabile quotidianamente con visite guidate.
Inoltre ad Albi (pittoresca cittadina del dipartimento del Midi-Pyrenees), in un palazzo della fine del XIII secolo, sede dei vescovi della città, è ospitato il Musee Lautrec, la più ricca e interessante collezione di opere del pittore fuori Parigi.
All'età di 14 anni Henry si procurò una brutta frattura al femore sinistro cadendo sul parquet mal incerato del salone della sua casa di Albi. L'anno successivo si ruppe anche la gamba destra. Essendo affetto da una malattia genetica che causava problemi alle ossa (probabilmente dovuta ai frequenti matrimoni fra consanguinei contratti nelle precedenti generazioni), queste fratture non guarirono mai completamente e le sue gambe non crebbero più, rimanendo quelle di un bambino, a differenza del busto, che, invece, si era sviluppato normalmente.
Questa sua menomazione lo rese inadatto all'attività fisica e contribuì a farlo appassionare all'arte in generale e alla pittura in particolare.
Trasferitosi a Parigi con la madre, si specializzò soprattutto nella realizzazione di manifesti pubblicitari per locali, rappresentazioni teatrali, balletti e spettacoli dei cafè-concert (locali in cui si poteva bere qualcosa ed assistere a concerti o altri spettacoli).
Ma produsse anche poster, litografie, illustrazioni,   in cui i protagonisti erano personaggi della società bohemien dell'epoca: ballerine, cantanti, prostitute, intellettuali.
Morì a soli 37 anni, sopraffatto dall'alcolismo e dalla sifilide.

Per scoprire i luoghi di Toulouse-Lautrec e la Monmartre di fine XIX secolo, prendiamo quindi la metro e scendiamo alla fermata Blanche: da lì ci sposteremo a piedi:

In Rue Pierre Fontaine al n° 19 (3° piano), al n°19 bis (1° piano) e al n°21 (2° piano) troviamo rispettivamente la prima, la seconda e la terza residenza parigina del pittore

In Rue Douai al n° 22 visse tra il 1869 e il 1875 il compositore Georges Bizet insieme alla moglie Geneviève Halévy (sposata in seconde nozze con l'avvocato della famiglia Rothshild Emile Straus). All'epoca in cui Lautrec visse a Parigi, l'immobile fu convertito in ristorante e dal 1920 al 1945 divenne un bordello di lusso.

In Boulevard de Clichy non passa inosservato il Moulin Rouge, all'epoca di Lautrec l'unico locale parigino ad avere l'elettricità (come lo stesso Lautrec evidenzia nei suoi manifesti).

Henri de Toulouse-Lautrec - Ballo al Moulin Rouge
 
Inaugurato nel 1889, anno dell'Esposizione Universale, il Moulin Rouge fu un successo immediato. Tutta la Parigi dell'epoca veniva qui a divertirsi, a bere un drink, a ballare, ad ascoltare musica, ad assistere a spettacoli di cabaret e di danza.
Qui La Goulue si esibiva nella sua famosa quadriglia naturalistica (il can-can).

Henri de Toulouse-Lautrec - La Goulue

Nel 1889, quando il Moulin Rouge aprì i battenti, le ballerine non erano professioniste come oggi, ma donne del popolo, lavandaie o sarte, che danzavano in mezzo al pubblico, dal momento che non esisteva un palco.
La Goulue, al secolo Louise Weber, fu una delle regine di Parigi alla fine del secolo XIX.
Prima ballerina al Moulin de la Galette, passò al Moulin Rouge su consiglio proprio di Lautrec. Deve il suo soprannome al fatto che aveva l'abitudine di bersi tutti i fondi dei bicchieri lasciati sui tavoli dai clienti. Si dice anche che si divertisse a far volare via, con un solo colpo di tallone, i cappelli a cilindro degli avventori più eleganti. Misto di impudenza, innocenza e vitalità, aveva colpito l'immaginazione di Lautrec, tanto che tutte le sere il pittore si recava ad assistere ai suoi spettacoli, disegnando appoggiato ai tavoli.
Morì nel 1929 in completa povertà, alcolizzata e obesa, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in una piccola roulotte, vendendo sigarette e fiammiferi in una strada adiacente al Moulin Rouge.

L'uomo in nero di profilo nel Manifesto de La Goulue è Valentin Le Désossé. Non era un dipendente del Moulin Rouge, ma un notaio appassionato di danza, che tutte le sere si recava al Moulin Rouge e si dilettava a fare il maestro di danza. Proprio al suo aspetto dinoccolato si deve il soprannome Le Désossé.

All'epoca di Lautrec non si entrava al Moulin Rouge dal mulino come oggi e il mulino era ottagonale e non circolare.
Inoltre, come si vede anche nell'omonimo film, nel giardino troneggiava un enorme elefante, residuo dell'Esposizione Universale, oggi scomparso.

Moulin Rouge - Elefante nel giardino

Sempre in Boulevard Clichy, al n° 104 si trovava l'Atelier Cormon, dove il famoso pittore Fernand Cormon aveva il suo studio e la sua scuola di pittura. Qui Lautrec studiò per 5 anni insieme a Van Gogh. Oggi l'edificio è sede di una scuola di danza contemporanea, ma mantiene ancora alcune caratteristiche originali, come le vetrate sul lato nord e i soffitti alti.

Spostandosi verso la parte alta del quartiere raggiungiamo la zona dei vigneti di Montmartre, all'angolo tra Rue des Saules e Rue de Saint Vincent.
Le vigne che vediamo oggi sono state piantate nel 1933 da un gruppo di giovani parigini che volevano scongiurare la cementificazione selvaggia che minacciava il quartiere. In realtà la tradizione vitivinicola di Montmartre ha radici lontane (i primi documenti ufficiali risalgono al X secolo) ed è stata portata avanti dalle badesse dell'Abbazia di Montmartre fino alla fine del XVIII secolo. Ancora oggi il primo sabato di ottobre si tiene il bando della vendemmia: il vino prodotto viene venduto all'asta e il ricavato devoluto in beneficienza.                                                                
In Rue des Saules, al n° 22, si trova il Lapin Agile, un locale di cabaret fondato nel 1860.
All'epoca veniva chiamato il Cabaret degli Assassini a causa delle foto di famosi assassini appese alle pareti. Era luogo di incontro della comunità bohemien che allora viveva a Montmartre. Fra gli altri, il pittore Andrè Gill che aveva dipinto l'insegna del locale con un coniglio che saltava da una pentola di rame, con una bottiglia di vino in bilico sulla zampa destra.                                    
Da qui il nome Lapin Agile.

Andrè Gill - Lapin Agile

All'epoca della sua apertura il locale sorgeva al di fuori del municipio di Parigi, in una zona in cui non venivano applicate le tasse sugli alcolici.
Per questo motivo qui si riunivano artisti squattrinati, fra cui Lautrec e Picasso, che spesso pagavano il conto offrendo le loro opere. Alcune di queste le possiamo ammirare ancora oggi appese alle pareti. Qui debuttò Brassens e qui ai giorni nostri si esibiscono ancora artisti emergenti della scena musicale parigina.

Nelle vicinanze, in Rue Lepic, sono visibili ancora oggi le vestigia del famoso Moulin de la Galette. 


Molin de la Galette oggi

All'epoca di Lautrec il locale comprendeva ristorante, bar, una sala da ballo all'aperto e due vecchi mulini a vento (chiamati "Le Blute-fin" e "Le Radet") risalenti al XVIII secolo.
Come dimenticare la splendida tela di Renoir "Ballo al Moulin de la Galette", dove la luce vibrante e i ballerini che sembrano volteggiare in un cielo azzurro trasmettono energia e gioia di vivere
Pierre-Auguste Renoir - Ballo al Moulin de la Galette
Anche Lautrec ha immortalato questa famosa sala da ballo in "Au bal du Moulin de la Galette".
Qui l'atmosfera è più malinconica, c'è meno dinamicità rispetto alla tela di Renoir e i colori sono meno accesi, meno vibranti. Siamo all'interno del locale e non nella sala da ballo all'esterno.
Lautrec sembra soffermarsi, più che su una visione di insieme, sulle tre donne in primo piano, non certo affascinanti, che aspettano speranzose che qualche cavaliere le inviti a danzare.
Siamo lontani anni luce dall'atmosfera di festa e spensieratezza della tela di Renoir.

Henri de Toulouse-Lautrec - Au bal du Moulin de la Galette


Se la giornata è bella potete approfittare della spesa fatta al Marchè Bastille e improvvisare un pic-nic, altrimenti se volete pranzare in una delle più antiche locande di Parigi, a due passi da Montmartre, allora tornate in Boulevard Clichy e raggiungete l'Auberge du Clou al Nr 30 di Avenue de Trudaine.
Questa locanda (letteralmente "Locanda del Chiodo") fu inaugurata nel 1883 e deve il suo nome al fatto che gli artisti dell'epoca, spesso senza un soldo, erano soliti pagare il conto appendendo al muro i loro dipinti.
L'arredamento è rimasto autentico, con le travi a vista, come alla fine del XIX secolo.
L'atmosfera è romantica, soprattutto d'inverno con il camino acceso.

Auberge du Clou - Interno
Si può ordinare "a la carte" oppure con la "formula Bistrot" che prevede un'entrée e una portata principale a scelta al costo di € 15,00. Ottime le escargot (lumache), ma anche il salmone marinato oppure il fois-gras accompagnato da confettura di ciliegie. Buon appetito....

Riprendiamo il nostro giro per le vie di Montmartre e portiamoci in Rue Victor Masse, dove al Nr 12  fu trasferito nel 1885, all'apice del suo successo, il cabaret "Le Chat Noir", prima ubicato in due piccole stanze nella vicina Rue de Rochechouart.
Luogo di incontro di pittori, chanssonnier, poeti, umoristi deve il suo nome ad a un gatto nero che il proprietario trovò sul marciapiede durante i lavori.
Sede del cabaret fino al 1896, oggi nell'edificio in Rue Masse non rimane nulla delle vetrate e delle decorazioni neogotiche all'interno, solo una targa.

Sempre in Rue Masse, al Nr 5,  si trovava il cosiddetto Cercle Masse, casa da gioco e di appuntamenti, chiusa nel 1830. Nel cortile interno, l'attuale proprietario dell'edificio ha trovato di recente gioielli di poco valore, forse appartenuti alle ragazze della casa di appuntamenti e anche la foto autografata di una donna.
Lo stesso Lautrec ha avuto uno dei suoi atelier in quello che oggi è il salone della casa e che un tempo doveva essere il luogo dove le ragazze aspettavano i loro clienti.

Proseguiamo portandoci in Rue de Martyrs, al Nr 75, dove nel 1883 aprì i battenti il famoso Divan Japonais, ai tempi di Lautrec uno dei locali più caratteristici di Montmartre, dove si esibiva la famosa cantante Yvette Guilbert.
Anche Lautrec veniva spesso qui, come ci ricorda il famoso manifesto con il ritratto di Yvette.
Altro assiduo visitatore fu Pablo Picasso.

Henri de Toulouse-Lautrec - Poster del Divane Japonais
Il locale era decorato con stampe giapponesi, mura di carta di riso e lampade a gas.
Oggi il locale si chiama Divan du Monde, inaugurato nel 1994 e ospita concerti di musica internazionale.

Portiamoci ora in Boulevard de Rochechouart, al Nr 80, dove possiamo ammirare Le Trianon erede del famoso Trianon Concert di fine XIX secolo. 
Iscritto nella lista dei monumenti nazionali dal 1988, questo edificio ha riaperto in battenti nel 2010, riassumendo l'antica funzione di teatro, dopo essere stato per anni un cinema (dal 1945 al 1992).
Deve il suo nome al fatto che, all'epoca della sua apertura, l'arredo delle sue sale ricordava molto quello di Versailles, con specchi, cariatidi, medaglioni.
La sua struttura, ancora oggi, è quella tipica dei cafè concerto di fine XIX secolo, con le gallerie e le tribune per i musicisti.

Risaliamo nuovamente verso la butte di Montmartre e portiamoci all'angolo tra Rue Caulaincourt e Rue Tourlaque, al Nr 7 di Rue Tourlaque. In questo edificio si trovava il primo vero atelier di Lautrec, con la grande vetrata al terzo piano, sul lato nord. Qui Lautrec lavorò dal 1889 al 1897, creando la maggior parte delle sue tele. E sempre qui Lautrec riceveva Mirelle, una prostituta che il pittore doveva pagare per l'intera giornata, altrimenti la sua padrona non la faceva uscire.

Rue Tourlaque - Primo Atelier di Lautrec
Concludiamo la nostra passeggiata in Place du Tertre, cuore pulsante di Montmartre.
Punto di incontro di pittori e caricaturisti che eseguono ritratti per i turisti, era frequentata anche da Lautrec, che pranzava qui vicino, all'Auberge de la Bonne Franquette, all'angolo tra Rue des Saules e Rue Saint Rustique.

Per l'ultima cena a Parigi vi consiglio La Mascotte, al Nr 52 di Rue des Abbesses, vicino a Place du Tertre. Soprattutto se siete amanti di ostriche e frutti di mare, questo è il locale che fa per voi.
Un misto fra brasserie e ristorante di classe, questo locale offre pescato di ottima qualità, ma anche abbondanti insalatone (come la Caesar Salad), selezioni di formaggi francesi e foie gras.

Siamo giunti al termine del nostro breve viaggio.
Un viaggio nel quale ho voluto mostrarvi alcuni tra i luoghi di Parigi che amo di più, forse non fra i più turistici, ma per me evocativi e pieni di fascino.
Bando alla malinconia e pensiamo già alla nostra prossima meta!

Au revoir Paris et à bientôt!



venerdì 24 aprile 2015

Tre giorni a Parigi - Secondo giorno

Ben alzati!
Siete pronti per proseguire il nostro weekend a Parigi?
Benissimo, allora partiamo!
Dopo la prima giornata, interamente dedicata alla città storica sulla Rive Droite, oggi vorrei farvi trascorrere la mattinata  nel museo di Parigi che preferisco, in cui sculture dalla straordinaria forza espressiva trovano spazio all'interno di una sontuosa villa del XVIII secolo e nel suo magnifico parco.
Si tratta del Musée Rodin, ospitato nell’Hôtel Biron in Rue de Varenne 77 sulla Rive Gauche, un vero e proprio castello nel cuore di Parigi, circondato da 3 ettari di giardini.

Per affrontare al meglio la visita, però, è d'obbligo una sana e nutriente colazione.
Vi consiglio di fare una sosta a Le Pain Quotidien in Rue de Varenne 25, a due passi dal museo (fermata metro Varenne). Fa parte di una catena di panetterie-ristorante, specializzata in prodotti da forno (pane, dolci, torte salate) preparati con ingredienti biologici. Qui ci si siede tutti insieme in lunghi tavoloni in legno grezzo e si può scegliere, per la colazione, fra muffin, croissant, torta al limone o al cioccolato, yogurt, porridge, frutta fresca, svariati tipi di pane da gustare con burro e una scelta di marmellate bio. Se, invece, amate fare colazione a base di pietanze salate, il menù prevede anche uova, formaggi e salumi. A voi la scelta e... buon appetito!

Terminata la colazione, con una breve passeggiata raggiungiamo l'ingresso del Musée Rodin.
Attualmente sono in corso lavori di restauro, che dovrebbero concludersi nel mese di settembre 2015 e che prevedono non solo l'adeguamento dell'edificio alle attuali norme in tema di sicurezza e di accessibilità, ma anche un rinnovamento del percorso museografico con l'apertura di nuovi spazi di visita. Per questo motivo fino a settembre il museo è visitabile solo parzialmente: gli esterni sono interamente fruibili, mentre all'interno alcuni spazi sono chiusi al pubblico (fra cui, purtroppo la sala dedicata a Camille Claudel).
Per informazioni su orari e tariffe potete consultare il sito http://www.musee-rodin.fr.

Il museo è ospitato nell'Hôtel Biron, uno dei più begli esempi di edifici rococò a Parigi. All'eleganza sobria della facciata corrisponde la raffinatezza e la luminosità degli interni, aperti su un terrazzo sovrastante il parco.
Il suo costruttore, Abraham Peyrenc de Moras, un fabbricante di parrucche arricchitosi con speculazioni finanziarie, non potè godersi la sua fastosa dimora, perché morì nel 1732, solo due anni dopo che la costruzione era stata ultimata.
La sua vedova affittò allora il palazzo alla nuora di Luigi XIV, fino alla morte di quest'ultima avvenuta nel 1753.
La proprietà fu quindi venduta al valoroso maresciallo di Biron e da allora il palazzo porta il suo nome. Biron non introdusse cambiamenti all'edificio, ma abbellì il giardino, con l'introduzione di statue, grotte, aiuole fiorite, suscitando l'ammirazione di tutti i suoi visitatori.
Dopo la morte di Biron (1788), la Rivoluzione Francese segnò il declino della proprietà: il parco venne affittato per balli e feste pubbliche e scomparvero le belle aiuole volute dal maresciallo.
Durante l'Impero, l'Hôtel Biron ospitò la legazione pontificia e l'ambasciata di Russia e, nel 1820, divenne proprietà di un'associazione religiosa che lo destinò a sede di un collegio per l'educazione delle fanciulle dell'aristocrazia. Il collegio era famoso per la qualità degli insegnamenti e l'austerità dei regolamenti e per questo motivo fu eliminata dal palazzo ogni traccia di lusso: si vendettero tutti gli ornamenti, i rivestimenti in legno, gli specchi.
Nel 1904, anno in cui venne sancita in Francia la separazione fra Stato e Chiesa, la proprietà passò al potere laico, ma in pessime condizioni.
Privo dei suoi preziosi arredi e con il parco in stato di completo abbandono, il suo destino avrebbe dovuto essere quello della demolizione. Il liquidatore giudiziario accettò, però, che nel palazzo si sistemassero provvisoriamente alcuni inquilini, fra cui i pittori Matisse, il poeta Jean Cocteau e soprattutto Rodin che, dal 1908 occupò un'ala al pianterreno, organizzandovi feste mondane.
Nel 1911 lo Stato acquistò la proprietà e nacque l'idea di crearvi un museo dedicato a Rodin.
Pur tra forti opposizioni, grazie all'intervento di importanti personalità politiche e artistiche, fra cui Monet, il progetto del museo partì nel 1916.
Rodin donò allo Stato tutte le sue opere (sculture, disegni, fotografie) e anche le sue collezioni d'arte private, ma non ebbe l'opportunità di assistere all'inaugurazione del museo a lui dedicato. Morì, infatti, nel 1917, due anni prima dell'apertura del museo.
 


Parigi - Facciata dell'Hotel Biron vista dai giardini
Parigi - Facciata nord dell'Hotel Biron


Il parco è secondo me il luogo del Musée Rodin più ricco di fascino.
E' incredibile passeggiare immersi nel verde, inebriati in primavera dal profumo dei fiori e nel contempo ammirare alcuni dei capolavori di questo grande scultore di fine Ottocento.
Fra questi colpisce il Pensatore, statua in bronzo con basamento in marmo, trasferita qui dal Pantheon nel 1922, una delle più celebri sculture dell'artista.
E' una figura possente, che ricorda i nudi michelangioleschi, e che rappresenta un uomo che medita sul proprio destino e su quello del mondo che lo circonda, metafora dell'attività intellettuale e della Filosofia.

Musee Rodin - Il Pensatore


O ancora, ricco di pathos e drammaticità è l'ingrandimento di Ugolino e i suoi figli (dalla Porta dell'Inferno), sistemato nel mezzo della vasca dei giardino. E' un groviglio di corpi, stremati dalle sofferenze e dal digiuno, in cui domina la figura di un padre combattuto tra la fame che lo dilania e l'amore per i suoi figli.


Musee Rodin - Ugolino e suoi figli

Non si può dimenticare la copia in bronzo della Porta dell'Inferno (fusa nel 1927 dall'originale in gesso e montata nel giardino nel 1937).
E' un portale monumentale, alto più di 4 metri e ricoperto di bassorilievi ispirati all'Inferno dantesco.
Vi ritroviamo la scena di Ugolino e i suoi figli e, sul timpano, anche il Pensatore, che in questo caso rappresenta Dante che guarda, in solitaria meditazione, il terribile mondo dei dannati.
In alto si stagliano le Tre Ombre, che incarnano l'iscrizione all'ingresso dell'Inferno ("Lasciate ogni speranza o Voi che entrate). L'estremo allungamento del collo della statua di sinistra e l'innaturale posizione della testa di quella di destra, simboleggiano l'impotenza dei dannati, destinati ad un eterno rinnovarsi delle loro pene.

Musee Rodin - La porta dell'Inferno

Entriamo ora all'interno del palazzo per ammirare alcune delle più famose sculture di Rodin, fra cui le mie preferite sono:


Musee Rodin - Eva
In questa piccola statua, la sensualità che emerge dalla rappresentazione del corpo nudo, convive con la pudicizia, nel gesto della donna di coprirsi i seni.


Musee Rodin - Iris, messaggero degli Dei
Quando venne esposta, questa scultura suscitò scandalo per la posizione che metteva in risalto l'organo sessuale femminile, ma nello stesso tempo affascinò per la sua dinamicità e per l'originalità del movimento (che ricorda quello delle ballerine di can-can).

Musee Rodin - Io sono bella
Questa scultura prende ispirazione da un verso di Baudelaire, tratto dalla poesia "La Bellezza" : "Io sono bella, o mortali, come un sogno di pietra".
Una donna accovacciata, viene abbracciata voluttuosamente da una figura maschile possente, nella quale la muscolatura in tensione crea dei vibranti effetti di chiaroscuro.

Musee Rodin - L'uomo che cammina
E' una scultura essenziale, la pura rappresentazione del movimento.


Musee Rodin - La cattedrale
Rappresenta due mani destre che si uniscono, a simboleggiare la preghiera. Lo spazio vuoto all'interno ricorda lo slancio verticale delle cattedrali gotiche (da qui il titolo dell'opera)

Musee Rodin - Il bacio

E' una delle mie sculture preferite.
Il bacio appassionato di Paolo e Francesca, i due giovani amanti del canto V dell'Inferno, diventa il simbolo universale della passione fra un uomo e una donna.
I corpi dei due giovani fuoriescono con forza dal blocco di marmo, che l'artista lascia volutamente in vista, a simboleggiare la lotta delle figure che cercano di liberarsi dalla materia per manifestarsi e per esistere.
Lo slancio amoroso è evidenziato dalle mani di lui, che affondano nella carne della donna, e dalla posizione di lei, che si abbandona completamente alla passione.
Il movimento dei corpi è accompagnato da quello della luce, che si insinua fra le superfici creando forti effetti di chiaroscuro.


Per concludere, vorrei segnalare la sala dedicata a Camille Claudel (fino a settembre 2015 chiusa a causa dei lavori di restauro).
Camille Claudel, sorella del poeta Paul Claudel, è conosciuta come l'amante di Rodin.
In realtà fu molto di più: braccio destro, musa ispiratrice del famoso scultore, ma soprattutto una delle artiste francesi più interessanti e più originali del suo tempo.
Donna dalla forte passionalità, con un'anima tormentata e uno spirito libero, è stata immortalata splendidamente da Isabelle Adjani nel film Camille Claudel di Bruno Nuytten (1988, disponibile in francese con sottotitoli in italiano), dove il ruolo di Rodin è affidato a Gerard Depardieau.

La storia di Camille è segnata dalla sua relazione con Rodin, un uomo molto più vecchio di lei, artista già affermato e con una forte ambizione. Negli anni della loro relazione i due condividono tutto: vita privata, esperienze lavorative. Si ispirano vicendevolmente, al punto che è difficile stabilire se Camille lavorasse alla maniera di Rodin, oppure se l'opera di Rodin facesse eco a quella di Camille.
Sarà Camille ad interrompere il loro rapporto, ormai consapevole del fatto che Rodin non l'avrebbe mai sposata e non avrebbe mai lasciato la sua compagna ufficiale Rose Beuret.
Da allora Camille vivrà sola e sprofonderà sempre più nella follia. Vedere l'uomo che ha amato e ispirato conquistare e consolidare il suo successo, mentre lei non riesce ad affermarsi, fa vacillare la sua ragione. E' ossessionata dal fatto che Rodin possa rubarle i suoi lavori e per questo sistematicamente, dopo averli creati, li distrugge.
Morirà sola, dopo 30 anni di internamento, abbandonata da tutti, compresa la sua famiglia e l'amato fratello Paul.

La sala dedicata a Camille Claudel nel museo fu voluta dallo stesso Rodin, per celebrare l'opera della donna che fu per lui allieva, collega, ispiratrice, amante.
Fra le opere qui conservate, donate al museo dal fratello di Camille, Paul Claudel, vi segnalo:

Musee Rodin - Camille Claudel - Vertumno e Pomona
Camille immortala il momento in cui la ninfa Pomona si abbandona alla passione, lasciandosi baciare dal dio Vertumno, inginocchiato ai suoi piedi.

Musee Rodin - Camille Claudel - Il valzer
E' una scultura bellissima, in cui risalta un equilibrio perfetto tra dinamismo e staticità.
Il movimento, dato dal panneggio dell'abito della donna, sembra proiettare i due ballerini verso il cielo. Il portamento dei due giovani è elegante e composto, ma nello stesso tempo evidenzia il loro lasciarsi trasportare dalla musica e dal ballo.

Musee Rodin - Camille Claudel - Clotho
Clotho una delle tre Parche, è qui rappresentata come una vecchia donna, quasi schiacciata dal peso dei suoi lunghi capelli.
Vuole simboleggiare la fragilità dell'esistenza umana, la morte che incombe e che cancella ogni traccia di bellezza e di grazia.


Musee Rodin - Camille Claudel - L'età matura
E' un gruppo di tre figure, che simboleggiano, da destra verso sinistra, la giovinezza, l'età di mezzo e la vecchiaia.
La giovane inginocchiata si protende implorante verso l'uomo, che però non la considera: ha staccato le mani dalle sue e ha il volto rivolto verso l'anziana donna che lo trattiene, cingendogli le spalle.
E' l'allegoria del tempo che passa, della vita che dalla giovinezza avanza verso la vecchiaia e la morte.
Ma può essere vista anche come la drammatica rappresentazione della storia di Camille e Rodin.
La giovane in ginocchio è Camille che, disperatamente, implora l'uomo che ama di restare con lei. Ma Rodin, l'uomo nel mezzo, l'ha ormai abbandonata: ha lasciato le sue mani, le ha voltato le spalle e si lascia abbracciare da una donna brutta e vecchia, la sua compagna ufficiale, Rose.
Di questa scultura, il fratello di Camille, Paul Claudel, così ha scritto: "Mia sorella Camille, implorante, umiliata, in ginocchio, lei così superba, così orgogliosa mentre ciò che si allontana dalla sua persona, in questo preciso momento, proprio sotto i vostri occhi, è la sua anima".

Terminata la visita, vi consiglio di pranzare da Le Martignac, un piccolo bistrot in Rue de Grenelle 109, a due passi dal museo. Non c'è un menù fisso, ma solo tre piatti del giorno, cucinati con ingredienti freschi (si segnala il foie gras con fichi e mele e la selezione di dessert). L'atmosfera è quella semplice e cordiale dei bistrot parigini e il rapporto qualità/prezzo è ottimo.

Nel pomeriggio, data la vicinanza, vi consiglio di rilassarvi con un po' di shopping a le Bon Marchè, uno degli storici grandi magazzini di Parigi, in Rue de Sevres 24.
Fondato nel 1852, si può considerare l'antesignano degli attuali grandi magazzini. Infatti già nel XIX secolo le sue prerogative erano saldi in periodi prefissati, vendita per corrispondenza, prezzi ribassati.
Oggi l'imponente edificio con interni dall'arredamento raffinato ed essenziale, offre una vasta selezione di capi di abbigliamento, gioielli, calzature, biancheria, prodotti di bellezza e, nei fondi, una strepitosa "Epicerie", un negozio di alimentari con una ricca selezione di specialità francesi e internazionali.
Lo consiglio soprattutto in periodo di saldi, anche se durante tutto l'anno è facile trovare vantaggiose offerte. L'atmosfera, soprattutto in settimana, è più rilassata rispetto ai magazzini Lafayette.
Per informazioni su aperture straordinaria e offerte, consultate il sito http://www.lebonmarche.com

Buono shopping!


Parigi - Le Bon Marchè dall'esterno



Parigi - Le Bon Marchè all'interno


Dopo lo shopping, cosa ne dite di rilassarci con un the alla menta accompagnato da deliziosi dolci marocchini, magari fumando il narghilè?
Allora dirigiamoci verso la moschea di Parigi, al Nr 2 di Place du Puits de l'Ermite (fermata metro Censier-Daubenton oppure Place Monge).
Inaugurata nel 1926, è la più grande moschea di Francia, con un minareto alto 33 metri. Per la sua costruzione ci si ispirò alla grande moschea di Fez, e si impiegarono maestranze e materiali provenienti dal Maghreb.
Veramente belli sono il patio e il giardino, che ricordano quelli dell'Alhambra di Granada e che vogliono rappresentare il paradiso musulmano.
La moschea è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00


Parigi - Moschea dall'esterno
 



Parigi - I giardini della moschea

Fanno capo alla moschea anche un hammam in stile arabo, un ristorante-sala da the e un negozio di artigianato nord-africano.
Per gustare il vostro the alla menta marocchino, entrate nel Caffè della moschea e sedetevi a uno dei tavoli in rame, non prima di aver ammirato le splendide decorazioni delle sale.
Il the, preparato con foglie di menta fresca e servito in piccoli bicchieri di vetro, può essere accompagnato da ottimi pasticcini marocchini, acquistabili separatamente al banco all'ingresso. La selezione è vasta: dalla classica baklawa, ai dolcetti ai datteri, al corno di gazzella (pasta di mandorle aromatizzata all'acqua di fiori d'arancio).
Se, insieme al the, volete fumare anche il narghilè, dovrete sedervi su comodi divanetti nel cortile subito dopo l'entrata.
E' il posto ideale per rilassarsi e fare quattro chiacchere, osservando il via vai di gente che entra e esce dalle sale.


Parigi - La sala da the della moschea

Per concludere in bellezza questa nostra seconda giornata, il mio consiglio è cenare in uno dei migliori ristoranti spagnoli della capitale, El Fogon, al 45 di Quai des Grands Augustins (fermata metro Saint Michel).
Il locale è situato in uno splendido viale sulla Rive Gauche, lungo le rive della Senna.
Il suo stile è elegante, ma sobrio. La sua politica è quella di utilizzare ingredienti di stagione e di proporre una cucina spagnola che, partendo dalla tradizione, viene rielaborata in chiave personale e contemporanea dallo chef Alberto Herraiz.
Potete scegliere il menù riso nel quale è compresa una selezione di tapas del giorno, una paella e un dessert a scelta.
Oppure scegliere a la carte, fra una vasta selezione di antipasti, paella e dessert.
Sul sito http://www.restaurantfogon.com/fr (in francese e in inglese) troverete nel dettaglio tutti i piatti presenti nel menù e anche la possibilità di prenotare online.
I piatti vengono preparati al momento, quindi i tempo di attesa sono di almeno mezz'ora per la cottura del riso.
Il mio consiglio è "Riz en paëlla a banda sin banda", ovvero una paella di pesce, con seppie, calamari, fumetto di pesce e zafferano (minimo due persone). Strepitosa!!!
Ottimo è anche il classico "Riz en paëlla a la Valenciana", con pollo, coniglio e verdure.
Come dessert, eccellente è la crema catalana.

Vi auguro buon appetito e buona serata!

A bientôt!!!